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Mangiare fitoestrogeni (soia) altera gli ormoni nel corpo (14/03/2013)

 

Lo studio è pubblicato sul giornale Hormones and Behavior, è stato realizzato da ricercatori della University of California, Berkeley e porta l'attenzione su come ciò che mangiamo influenza l'insieme del sistema ormonale che ci governa.
Mangiare certi vegetali non fornisce solo utili sostanze nutrienti, ma influenza anche i livelli ormonali ed i comportamenti come l'attività sessuale e l'aggressività.

La ricerca si concentra sul rapporto tra i fitoestrogeni, cioè quelle sostanze vegetali che nel corpo si comportano come estrogeni ed hanno effetti assimilabili a questi, ed i comportamenti dei primati, in questo caso delle scimmie colobo rosse in Uganda.

Più il maschio di colobo rosso si nutriva di foglie di Millettia dura, una pianta tropicale parente stretta della soia che contiene fitoestrogeni, più aumentavano i livelli di estradiolo e di cortisolo. I ricercatori hanno trovato poi che con i livelli degli ormoni alterati vi erano più aggressioni ed atti sessuali, assieme a meno tempo speso per la propria cura, che rappresenta un importante comportamento ai fini dei legami sociali nei primati.

Michael Wasserman, che ha condotto l ricerca come laureato allo UC Berkeley’s Department of Environmental Science, Policy and Management, spiega che lo studio mette in evidenza il fatto che le sostanze chimiche contenute nei vegetali possono interferire direttamente con la fisiologia ed i comportamenti dei primati selvatici agendo sul sistema endocrino.
Alterando i livelli ormonali ed i comportamenti sociali importanti per la riproduzione e la salute, le piante possono avere avuto un importante ruolo nell'evoluzione della biologia dei primati, uomini compresi, in modi che sono stati sottovalutati.

Per 11 mesi i ricercatori hanno seguito un gruppo di scimmie colobo rosse nel Kibale National Park, in Uganda, raccogliendo ed analizzando le feci ed osservando il loro comportamento con particolare attenzione per l'aggressività, come indicato dal numero di inseguimenti e combattimenti, per la frequenza degli accoppiamenti e per il tempo dedicato alla cura di sé. Le analisi degli estrogeni nelle feci hanno riguardato i maschi, mentre per le femmine è in corso uno studio a parte. Sono ostati raccolti più di 407 campioni e sono stati analizzati misurando i livelli di estradiolo e di cortisolo.
Il consumo di piante con fitoestrogeni ha seguito un andamento stagionale, e all'aumento del consumo è corrisposto un aumento di estradiolo e di cortisolo.

I fitoestrogeni sono presenti anche nell'alimentazione umana, soprattutto nella soia e nei cibi a base di soia.

Katharine Milton, Professoressa del UC Berkeley’s Department of Environmental Science, Policy and Management, esperta in ecologia dietetica dei primati spiega che in questo momento di grande attenzione nei confronti dei fitoestrogeni assunti dagli esseri umani con il cibo è molto importante avere una comprensione più approfondita dell'argomento.

Gli autori invitano a non ritenere automaticamente validi i risultati dello studio anche per gli esseri umani, specialmente per quanto riguarda l'influenza sui comportamenti, perchè devono essere considerati anche gli ormoni prodotti naturalmente dall'organismo e le componenti ambientali e sociali.

In ogni caso precedenti ricerche hanno provato che mangiare piante contenenti fitoestrogeni, come la soia, potrebbe compromettere la fertilità ed influire sui comportamenti di animali come i roditori, le scimmie e le pecore. Altri studi hanno mostrato che il consumo di fitoestrogeni fa aumentare l'aggressività, diminuire il contatto corporeo, portano all'isolamento, ad una maggior ansie e squilibrio nella riproduzione.

I ricercatori stanno ora studiando gli effetti dell'alimentazione su altri primati che sono soliti mangiare altri vegetali, per ottenere un quadro più completo del rapporto tra alimentazione con molti fitoestrogeni e comportamento.

Per ulteriori informazioni sugli altri co-autori e sui supporti allo studio vedi la pagina in inglese di questa notizia.

Per saperne di più sui disruttori endocrini...

Per saperne di più
University of California, Berkeley

(MDN)

 

 


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