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Musica per i golosi

a cura di Francesca Mineo

 

 

 


Gemma Hayes

L'intervista

Non inganni l'aspetto dolce e fragile. La sua musica è rock, rock d'Irlanda. L'isola verde degli U2 e dei Cranberries, presenta ora Gemma Hayes, 25 anni, cantautrice originaria di un piccolo paese non lontano da Limerick, Tipperary. Cinquecento anime, pascoli, campagna. Una infanzia più o meno idilliaca, ma con una grande voglia di scappare. Il suo stile è quello delle donne in rock, un misto di passionalità e dolcezze: più terrena di Beth Orton, meno 'impegnata' di Joan Baez, Gemma Hayes è un esempio di freschezza cantautoriale fatta di voce e chitarra, senza artifici tecnologici.

La tua musica sembra piena contrasti. E' una reazione a qualcosa o un modo per indagare su te stessa?

Effettivamente la musica per me è un modo per conoscere me stessa. E così ho questo modo schizofrenico, se vogliamo, di interpretare la musica, specie quando mi fa perdere il controllo. Però devo dire che questo stile è molto rappresentativo della ma vita, fatta di alti e bassi, e di quella di molte persone, che si trovano a vivere sentimenti diversi tra loro, controversi, prima di arrivare a un equilibrio.

 

Chi era la bambina Gemma, quella che viveva a Tipperary?

Era una bambina felice, che ha vissuto un'infanzia molto idilliaca, fatta di prati verdi e picnic. Certo negli anni dell'adolescenza ero più irrequieta, non bastava mai quello che avevo, avevo voglia di scappare in un altro paese, lontano. E a Tipperary non c'era molto da fare, a dire il vero, non c'erano molti stimoli per i giovani, a parte il pub. Poi in realtà, ho apprezzato più tardi la bellezza dei miei luoghi. Forse è vero che, in un certo senso, la mia musica rispecchia la mia voglia di fuga, che ho vissuto in modo drammatico all'epoca.

 

Ecco allora gli anni di Dublino…

Se mi guardo indietro non so come ho fatto: quando ho deciso di lasciare l'università per la musica, lavoravo in una lavanderia di giorno, suonavo la sera ed ero sempre in fermento, ma in realtà era quello di cui avevo bisogno. Andavo avanti perché sentivo che dovevo farlo.

 

Quando ti è stato proposto un contratto con una discografica?

Ricordo che erano anni folli perché quando hai 20 anni e suoni un po' in giro prima o poi arriva l'interesse su di te. Ma io non ero convinta di quello che alcune major mi proponevano: volevano consigliarmi che musica e che stile dovevo scegliere per avere successo e vendere. Dicevo di no e non sapevo che fare, avevo anche molti rimorsi perché pensavo di perdere delle occasioni. Poi mi ha contattato la Source, alla quale non è mai interessato che cosa mangiavo o se avevo una macchia di caffè sulla maglietta. E così mi sono lanciata, e ho detto sì.

 

In questo album, suoni, canti e produci: non è addirittura troppo per un debutto?

Potrebbe sembrarlo ma in realtà quando canti una canzoni ti preoccupi di come venga il suono e poi l'intero disco, a catena. E' un lavoro che richiede vari aspetti di te, come quando hai un figlio: non puoi dargli solo da mangiare e non preoccuparti se gioca o va a scuola.

 

L'Irlanda ha da sempre, in ogni disciplina artistica, prodotto grandi artisti. Perché, secondo te?

Credo che abbia a che fare con la terra e il clima..è un paese di colori contrastanti ma dove spesso vivi sotto la pioggia o un cielo grigio, e quindi sei portato a riflettere, a pensare e a guardarti dentro. Credo che gli irlandesi mantengano stretto il legame con la propria terra, e tutto questo regale creatività.


 

 


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