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Buon anno con le nuove app (04/01/2016)

App significa applicazione e dovrebbe migliorarci la vita. Quando succede è una buona idea, quando migliora solo la vita di chi ce l'ha fornita, per noi non è una buona idea. Lo è solo per chi ce l'ha fornita.

Poi ci sono app che ci rendono sempre più ignoranti, più incapaci, fragili e che limitando l'uso del nostro cervello lo aiutano ad atrofizzarsi. La scienza ci ha ben spiegato che a non usarlo l'organo si atrofizza e rende sempre meno.

Così è stato con il navigatore dell'auto, con la capacità di fare calcoli a cervello libero, di scrivere, di riconoscere le qualità delle persone in un incontro faccia a faccia, e così via, la lista è ogni ora più lunga.

L'ultima app che si mangia un ulteriore pezzetto del nostro cervello e della nostra intelligenza è quella per leggere le etichette dei cibi nei supermercati.
Perchè mai non dovremmo leggerle da soli e non dovremmo imparare quelle poche informazioni di base necessarie per distinguere ciò ci fa bene e ciò che ci fa male?
In un paese come il nostro dove si sta ritornando sempre di più ad utilizzare le materie prime, preparandole a casa, la controffensiva della cultura forgiata dalla sola pubblicità ci invita a scivolare dolcemente verso la zuppa di pesce pescata nel freezer. Invece di affidarci a prodotti industriali che, come indicato dalle molte ricerche di tutto il mondo, sono sempre meno buoni e meno sani, perchè non provare a riscoprire l'ebbrezza del sapere, del conoscere come si fanno le cose che ci danno piacere e che possono essere anche sane?

La verifica fatta nel Regno Unito, dove questo tipo di app ha riscosso un certo successo, ne ha mostrato limiti e follie.
Premesso che il Regno Unito non è certo famoso per la buona cucina (salvo eccezioni, ovviamente), e ricordando che lì già 50 anni fa il cibo industriale la faceva da padrone quando qui non si sapeva nemmeno cosa fosse, il paradosso è stato che i prodotti più genuini sono stati etichettati come quelli da scartare, basti pensare che sono stati bollati con il codice rosso, e quindi potenzialmente cattivi, gran parte dei prodotti di alta qualità che hanno ottenuto il riconoscimento Ue di Dop o Igp: dal Parmigiano Reggiano al Prosciutto di Parma, ma anche l'olio d'oliva extra vergine. Al contrario un olio di semi o un formaggio privo di grassi e di bassa qualità hanno avuto la possibilità di ottenere il bollino verde, in contrasto con la politica europea sulla qualità degli alimenti. Ma sarà poi solo un caso?

Perchè un sistema di questo genere non può che tagliare le categorie con l'accetta, senza andare troppo per il sottile, arrivando a conclusioni esilaranti almeno quanto le prime traduzioni automatiche fatte da software (per chi le ricorda). Se non fosse che oltre a fornire indicazioni che più spesso sono sbagliate, contribuisce a diffondere convinzioni e credenze che contrastano con la sana gestione dell'alimentazione e con il buon senso.

E' qui il punto: il desiderio di soldi degli abitanti del mondo delle app (e non solo) passa sopra ad ogni nostro interesse, come uno schiacciasassi vestito da sirena ammiccante cerca di incantarci noncurante dei danni che ci provoca. E' selezione naturale: i meno svegli, i più tonti abboccano entrando di diritto nel mondo degli schiavi, dei servi della gleba 4.0 .

Marco Dal Negro