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Buon anno con le nuove app (04/01/2016) |
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App significa applicazione e dovrebbe migliorarci la vita. Quando succede è una buona idea, quando migliora solo la vita di chi ce l'ha fornita, per noi non è una buona idea. Lo è solo per chi ce l'ha fornita.
Poi ci sono app che ci rendono sempre più ignoranti, più incapaci, fragili e che limitando l'uso del nostro cervello lo aiutano ad atrofizzarsi. La scienza ci ha ben spiegato che a non usarlo l'organo si atrofizza e rende sempre meno. Così è stato con il navigatore dell'auto, con la capacità di fare calcoli a cervello libero, di scrivere, di riconoscere le qualità delle persone in un incontro faccia a faccia, e così via, la lista è ogni ora più lunga.
L'ultima app che si mangia un ulteriore pezzetto del
nostro cervello e della nostra intelligenza è quella
per leggere le etichette dei cibi nei supermercati. La
verifica fatta nel Regno Unito, dove questo tipo di
app ha riscosso un certo successo, ne ha mostrato
limiti e follie. Perchè un sistema di questo genere non può che tagliare le categorie con l'accetta, senza andare troppo per il sottile, arrivando a conclusioni esilaranti almeno quanto le prime traduzioni automatiche fatte da software (per chi le ricorda). Se non fosse che oltre a fornire indicazioni che più spesso sono sbagliate, contribuisce a diffondere convinzioni e credenze che contrastano con la sana gestione dell'alimentazione e con il buon senso. E' qui il punto: il desiderio di soldi degli abitanti del mondo delle app (e non solo) passa sopra ad ogni nostro interesse, come uno schiacciasassi vestito da sirena ammiccante cerca di incantarci noncurante dei danni che ci provoca. E' selezione naturale: i meno svegli, i più tonti abboccano entrando di diritto nel mondo degli schiavi, dei servi della gleba 4.0 . Marco Dal Negro |