A
volte la morfina aumenta il dolore dei pazienti
invece di ridurlo: in questi casi la terapia del
dolore si complica.
Papaver somniferum, Opium poppy at Chatsworth House, UK
Un gruppo di ricercatori
guidati dal Dr. Yves De Koninck, Professore alla
Université Laval nella città di Québec, in Canada,
ha identificato i percorsi molecolari attraverso i
quali la morfina può accrescere il dolore,
proponendo nuovi modi per renderla efficace per un
maggior numero di pazienti. Il gruppo comprendeva
ricercatori de The Hospital for Sick Children (SickKids)
in Toronto, l'Institut universitaire en santé
mentale de Québec, Stati Uniti ed Italia. La ricerca
è stata pubblicata online il 6 dicembre 2012 su
Nature Neuroscience.
I ricercatori hanno non
solo trovato il percorso per sopprimere il dolore
indotto dalla morfina, ma anche distinto
l'ipersensibilità al dolore causata dalla morfina,
dalla tolleranza alla morfina stessa.
Il Dr. Michael Salter,
co-autore della ricerca, spiega che quando la
morfina non riduce il dolore in modo adeguato, la
tendenza è quella di aumentare le dosi. Se questo
funziona si ha la classica immagine della tolleranza
alla morfina che è ben nota. Ma a volte aumentando
le dosi, paradossalmente il dolore aumenta. Il Dr.
Salter è un Senior Scientist e responsabile di
Neurosciences & Mental Health al SickKids,
Professore di fisiologia alla University of Toronto,
e Canada Research Chair in Neuroplasticity and Pain.
Gli specialisti della terapia del dolore hanno
pensato che tolleranza ed ipersensibilità, o
iperalgesia, siano semplicemente due riflessi della
medesima risposta, ma lo studio ha mostrato che i
processi cellulari e di segnalazione per la
tolleranza della morfina sono molto diversi da
quelli del dolore indotto dalla stessa morfina.
Il Dr. Salter spiega che
sono state identificate nel midollo spinale cellule
specializzate chiamate microglia, che sarebbero
responsabili dell'ipersensibilità al dolore indotta
dalla morfina. Quando la morfina agisce su
determinati recettori nella microglia innesca una
cascata di eventi che, alla fine, incrementano,
invece di ridurre, l'attività delle cellule nervose
che trasmettono il dolore.
Il Dr. De Koninck spiega
che i ricercatori hanno anche identificato la
molecola responsabile di questo effetto collaterale
della morfina, si chiama KCC2, e regola il trasporto
di ioni di cloruro e la corretta regolazione de
segnali sensoriali al cervello. Dr. De Koninck con i
ricercatori della Université Laval stanno
verificando nuove molecole in grado di preservare le
funzioni della KCC2 e quindi di prevenire
l'iperalgesia.
I percorsi della molecola KCC2 sembrano applicarsi
sia dell'amministrazione della morfina di breve che
di lungo termine per cui si stanno studiando terapie
per aumentare l'efficacia sia in ambito
post-operatorio che nel caso del dolore cronico.
Il Dr. Salter spiega che
la scoperta potrà riguardare il dolore associato con
i tumori come quello legato a danno dei nervi, nei
casi nei quali sia stata sospesa la morfina e gli
altri oppiacei a causa dell'ipersensibilità.
Il peso del dolore nella
società è spesso sottovalutato, ma crea danni
diretti ed indiretti che ricadono su tutta la
comunità: ecco perchè è importante lavorare per
trovare tutti i modi possibili per limitarne le
conseguenze.
Per saperne di più
Nature Neuroscience
Université Laval
(MDN)
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