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Bambini col cancro: sempre più terapie immunitarie (06/12/2016)

Se il paziente è un bambino la chemioterapia per il cancro ha effetti più pesanti che si fanno sentire anche negli anni successi, fino alla vita adulta. L'immunoterapia è una opzione che può e potrà sempre più contribuire a combattere il cancro limitando o forse eliminando i deleteri effetti collaterali.

La chemioterapia comporta conseguenze per tutta la vita che toccano anche la fertilità e creano problemi cardiaci e di apprendimento, ma non solo.

Ad esempio, nel caso del linfoma di Hodgkin, cancro comune nei bambini, la risposta alla chemio è generalmente buona, ma la cura è lunga, molto tossica, corpo e cervello che nei bambini e negli adolescenti si stanno sviluppando sono particolarmente sensibili ai danni della chemioterapia.

Una nuova ricerca indica che il linfoma di Hodgkin potrebbe essere uno dei cancri che rispondono meglio alla immunoterapia anti-PD-1 permettendo al sistema immunitario di combattere il tumore con tassi di risposta che si avvicinano al 90%. Si sono avute risposte eccellenti e bassa tossicità in pazienti i cui cancri erano resistenti ai trattamenti farmacologici standard.

Secondo gli oncologi pediatrici ed esperti immunologi Brian Ladle e Christopher Gamper c'è una emergente evidenza che le terapie immunitarie possano essere più efficaci nei confronti dei tumori resistenti alla chemioterapia.

Per Ladle la terapia immunitaria non rimpiazzerà completamente interventi chirurgici e chemioterapia, ma potrà ridurne dosi e tempi.
Ma ancora più importante è il fatto che le cellule immunitarie viaggiano nel corpo all'interno dei tessuti, delle ossa, degli organi, uniche ad avere la capacità di trovare e distruggere le cellule tumorali sopravvissute ed andate in circolo, causando spesso delle recidive.

Ladle e Gamper stanno scoprendo dei legami fondamentali tra il comportamento dei linfociti T (le principali cellule che si attivano nella risposta immunitaria) e l'ambiente epigenetico o chimico del loro DNA.
Anche se il DNA di un linfocita T che non è mai stato attivato è identico a quello di un linfocita T impegnato in un attacco immunitario, avvengono significativi cambiamenti nei chimici che circondano il DNA che contribuiscono a mantenerlo dormiente o a passare all'azione..

 

Ladle e Gamper, cioè, stanno decifrando la normale attività epigenetica di un linfocita T e verificando se i trattamenti epigenetici mirati esistenti sono in grado di migliorare la risposta immunitaria nei confronti del cancro.

Ladle e Gamper ritengono che i farmaci epigenetici possano aumentare l'efficacia di altre cure immunitarie, come i vaccini ed i farmaci inibitori del checkpoint immunitario e stanno anche cercando altre proteine espresse dalle cellule tumorali che operano come PD-1 per inibire la risposta immunitaria al cancro.

C'è poi Nico Llosa, scienziato medico oncologo pediatra che sta lavorando sui modi di utilizzare il blocco del PD-1 e altri agenti immuni simili per combattere il cancro pediatrico.

Mentre negli ultimi anni l'immunoterapia sugli adulti ha fatto notevoli passi in avanti, l'applicazione pediatrica è rimasta molto indietro.

Per saperne di più
Johns Hopkins Medicine
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Marco Dal Negro