Se il paziente è un bambino la chemioterapia per il
cancro ha effetti più pesanti che si fanno sentire
anche negli anni successi, fino alla vita adulta.
L'immunoterapia è una opzione che può e potrà sempre
più contribuire a combattere il cancro limitando o
forse eliminando i deleteri effetti collaterali.
La chemioterapia comporta conseguenze per tutta la
vita che toccano anche la fertilità e creano
problemi cardiaci e di apprendimento, ma non solo.
Ad esempio, nel caso del linfoma di Hodgkin, cancro
comune nei bambini, la risposta alla chemio è
generalmente buona, ma la cura è lunga, molto
tossica, corpo e cervello che nei bambini e negli
adolescenti si stanno sviluppando sono
particolarmente sensibili ai danni della
chemioterapia.
Una nuova ricerca indica che il linfoma di Hodgkin
potrebbe essere uno dei cancri che rispondono meglio
alla immunoterapia anti-PD-1 permettendo al sistema
immunitario di combattere il tumore con tassi di
risposta che si avvicinano al 90%. Si sono avute
risposte eccellenti e bassa tossicità in pazienti i
cui cancri erano resistenti ai trattamenti
farmacologici standard.
Secondo gli oncologi pediatrici ed esperti
immunologi Brian Ladle e Christopher Gamper c'è una
emergente evidenza che le terapie immunitarie
possano essere più efficaci nei confronti dei tumori
resistenti alla chemioterapia.
Per Ladle la terapia immunitaria non rimpiazzerà
completamente interventi chirurgici e chemioterapia,
ma potrà ridurne dosi e tempi.
Ma ancora più importante è il fatto che le cellule
immunitarie viaggiano nel corpo all'interno dei
tessuti, delle ossa, degli organi, uniche ad avere
la capacità di trovare e distruggere le cellule
tumorali sopravvissute ed andate in circolo,
causando spesso delle recidive.
Ladle e Gamper stanno scoprendo dei legami
fondamentali tra il comportamento dei linfociti T
(le principali cellule che si attivano nella
risposta immunitaria) e l'ambiente epigenetico o
chimico del loro DNA.
Anche se il DNA di un linfocita T che non è mai
stato attivato è identico a quello di un linfocita T
impegnato in un attacco immunitario, avvengono
significativi cambiamenti nei chimici che circondano
il DNA che contribuiscono a mantenerlo dormiente o a
passare all'azione..
Ladle e Gamper, cioè,
stanno decifrando la normale attività epigenetica di
un linfocita T e verificando se i trattamenti
epigenetici mirati esistenti sono in grado di
migliorare la risposta immunitaria nei confronti del
cancro.
Ladle e Gamper ritengono
che i farmaci epigenetici possano aumentare
l'efficacia di altre cure immunitarie, come i
vaccini ed i farmaci inibitori del checkpoint
immunitario e stanno anche cercando altre proteine
espresse dalle cellule tumorali che operano come
PD-1 per inibire la risposta immunitaria al cancro.
C'è poi Nico Llosa,
scienziato medico oncologo pediatra che sta
lavorando sui modi di utilizzare il blocco del PD-1
e altri agenti immuni simili per combattere il
cancro pediatrico.
Mentre negli ultimi anni
l'immunoterapia sugli adulti ha fatto notevoli passi
in avanti, l'applicazione pediatrica è rimasta molto
indietro.
Per saperne di più
Johns Hopkins Medicine
Link...
Marco Dal Negro |