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Gli antidolorifici oppioidi possono accrescere e prolungare il dolore nel tempo (22/06/2016)

L'uso prolungato di antidolorifici oppioidi aumenta la sensibilità al dolore e ne prolunga la durata. Uno studio spiega come e perché ciò avviene. E' un utilizzo che sta crescendo molto, ma senza un'adeguata coscienza delle conseguenze fisiopatologiche ad esso collegate.

Il dolore può aiutare a proteggere il corpo dopo un infezione o un infortunio: è utile come sistema di allarme che ci avverte che dobbiamo riposare o evitare determinate attività, ma può anche diventare cronico quando le cellule nervose deputate alla rilevazione dei pericoli modificano i segnali elettrici o molecolari che inviano al midollo spinale. Ciò può stimolare nel midollo la produzione di sostanze chimiche che fanno perdurare il dolore anche oltre la guarigione.

Gli oppioidi, come la morfina, sono spesso utilizzati per controllare il dolore. Il farmaco attiva i recettori degli oppioidi e mima gli effetti delle sostanze chimiche naturali prodotte dal corpo che inibiscono i segnali di dolore e producono una sensazione di euforia.

Un gruppo di studio diretto dai dottori Peter Grace e Linda Watkins alla University of Colorado, Boulder, ha verificato gli effetti dell'uso degli oppioidi come antidolorifici sul lungo termine.

 

Gli esperimenti hanno mostrato che la sensibilizzazione indotta dalla morfina non è mediata dai recettori degli oppioidi. La morfina è nota anche perché attiva delle molecole che inducono infiammazione, chiamate citochine.
Bloccando durante il trattamento con morfina la citochina IL-1ß o quelle associate, i ricercatori hanno visto che si previene il prolungamento della sensibilizzazione. Se la citochina viene inibita dopo la morfina, il prolungamento della sensibilizzazione ne risulta indebolito.

Vedi anche
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Per saperne di più
Morphine paradoxically prolongs neuropathic pain in rats by amplifying spinal NLRP3 inflammasome activation.
Grace PM, Strand KA, Galer EL, Urban DJ, Wang X, Baratta MV, Fabisiak TJ, Anderson ND, Cheng K, Greene LI, Berkelhammer D, Zhang Y, Ellis AL, Yin HH, Campeau S, Rice KC, Roth BL, Maier SF, Watkins LR.
Proc Natl Acad Sci U S A. 2016 Jun 14;113(24):E3441-50.
doi: 10.1073/pnas.1602070113. Epub 2016 May 31. PMID: 27247388.
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U.S. National Institutes of Health NIH
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Marco Dal Negro