L'uso prolungato di antidolorifici oppioidi aumenta
la sensibilità al dolore e ne prolunga la durata.
Uno studio spiega come e perché ciò avviene. E' un
utilizzo che sta crescendo molto, ma senza
un'adeguata coscienza delle conseguenze
fisiopatologiche ad esso collegate.
Il dolore può aiutare a proteggere il corpo dopo un
infezione o un infortunio: è utile come sistema di
allarme che ci avverte che dobbiamo riposare o
evitare determinate attività, ma può anche diventare
cronico quando le cellule nervose deputate alla
rilevazione dei pericoli modificano i segnali
elettrici o molecolari che inviano al midollo
spinale. Ciò può stimolare nel midollo la produzione
di sostanze chimiche che fanno perdurare il dolore
anche oltre la guarigione.
Gli oppioidi, come la morfina, sono spesso
utilizzati per controllare il dolore. Il farmaco
attiva i recettori degli oppioidi e mima gli effetti
delle sostanze chimiche naturali prodotte dal corpo
che inibiscono i segnali di dolore e producono una
sensazione di euforia.
Un gruppo di studio diretto dai dottori Peter Grace
e Linda Watkins alla University of Colorado, Boulder,
ha verificato gli effetti dell'uso degli oppioidi
come antidolorifici sul lungo termine.
Gli esperimenti hanno
mostrato che la sensibilizzazione indotta dalla
morfina non è mediata dai recettori degli oppioidi.
La morfina è nota anche perché attiva delle molecole
che inducono infiammazione, chiamate citochine.
Bloccando durante il trattamento con morfina la
citochina IL-1ß o quelle associate, i ricercatori
hanno visto che si previene il prolungamento della
sensibilizzazione. Se la citochina viene inibita
dopo la morfina, il prolungamento della
sensibilizzazione ne risulta indebolito.
Vedi anche
Gli antidepressivi possono. nel tempo, peggiorare la
depressione? (06/10/2011)
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Per saperne di più
Morphine paradoxically prolongs neuropathic pain in
rats by amplifying spinal NLRP3 inflammasome
activation.
Grace PM, Strand KA, Galer EL, Urban DJ, Wang X, Baratta MV, Fabisiak TJ, Anderson ND, Cheng K,
Greene LI, Berkelhammer D, Zhang Y, Ellis AL, Yin HH,
Campeau S, Rice KC, Roth BL, Maier SF, Watkins LR.
Proc Natl Acad Sci U S A. 2016 Jun
14;113(24):E3441-50.
doi: 10.1073/pnas.1602070113. Epub 2016 May 31. PMID:
27247388.
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U.S. National Institutes of Health NIH
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Marco Dal Negro |