Diagnosticare un melanoma può essere molto difficile
quando i risultati della biopsia non sono
decisamente positivi o negativi.
Le diagnosi che riguardano l'area che va dal nevo
moderatamente displastico al primo stadio del
melanoma invasivo sono assai difficili, inaccurate e
non riproducibili, almeno per quanto riguarda gli
U.S.A..
With this tissue sample, the interpretations of
36 pathologists ranged from “common nevus,” the
technical term for a benign mole, to invasive
melanoma. The consensus reference panel judged it to
be a Class III melanoma in situ.
UW Medicine.
Ogni anno milioni di persone scoprono di avere un
nevo sospetto o una lesione cutanea, si sottopongono
a biopsia che viene mandata da uno specialista per
sapere se si tratta di un melanoma.
L'interpretazioone del patologo è fondamentale: se
la lesione viene giudicata benigna può non
richiedere alcuna cura, ma se è maligna il paziente
dovrà sottoporsi ad un intervento chirurgico e forse
anche ad altre terapie.
Un nuovo studio indica che i patologi sono
normalmente concordi quando le lesioni sono benigne
o decisamente maligne, ma sono spesso in disaccordo
nei casi intermedi.
I patologi dello studio non solo sono stati in
disaccordo con il panel di esperti di riferimento,
ma spesso sono stati in disaccordo persino on sé
stessi, fornendo interpretazioni diverse davanti
alla stessa immagine mostrata a distanza di 8 o più
mesi.
Lo studio (pubblicato il 28 giugno 2017 sul BMJ) è
stato condotto dalla dottoressa Joann G. Elmore,
epidemiologa, docente alla University of Washington
School of Medicine di Seattle ed è nato dalla
difficoltà di avere una diagnosi certa per un
problema che la riguardava in prima persona.
Dopo 3 biopsie ed i pareri di diversi specialisti la
dottoressa Elmore ha deciso di approfondire in prima
persona il problema delle diagnosi per le quali le
interpretazioni possono essere contrastanti.
Per ridurre il rischio di interpretazione del
risultato della biopsia la Elmore ha deciso di
lavorare con un sistema di classificazione
standardizzato.
La ricerca ha coinvolto 187 patologi di grande
esperienza, in 10 stati, che hanno partecipato
volontariamente.
Nella prima fase dello studio a ciascun specialista
è stato richiesto di valutare ed interpretare 48
casi selezionati tra 240 biopsie cutanee a caso.
Nella seconda fase 118 tra gli specialisti hanno
riguardato lo stesso gruppo di immagini che avevano
già interpretato, ma proposte in un ordine diverso.
Tra la prima e la seconda fase sono passati almeno 8
mesi.
A questo punto le valutazioni degli specialisti sono
state organizzate con lo Strumento di Valutazione
della Patologia Melanocitica con Gerarchia per la
Diagnosi (MPATH-Dx) in base al quale ciascuna
interpretazione è stata inserita in una tra cinque
classi diagnostiche:
I) lesioni benigne che non richiedono cure;
II) lesioni moderatamente anomale per le quali si
suggerisce la rimozione di una piccola porzione di
tessuto circostante la lesione;
III) lesioni gravemente anomale, comprendenti
melanoma in situ, per il quale si consiglia di
ingrandire il margine da asportare;
IV) stadio inziale di melanoma invasivo per il quale
si raccomanda un margine di 1 centimetro;
V) stadio avanzato di melanoma invasivo per il quale
si raccomanda un'asportazione ampia, di almeno 1
centimetro con possibile ulteriore trattamento
comprendente la biopsia del linfonodo sentinella e
con radioterapia o chemioterapia.
I ricercatori hanno
visto che i patologi concordavano con
l'interpretazione del panel di riferimento nel 92%
dei casi benigni della Classe I e nel 72% della
Classe V, lo stadio più avanzato di melanoma
invasivo.
Ma per quanto riguarda
le altre classi sono risultati in accordo nel:
25% dei casi della
Classe II
40% dei casi della Classe III e
43% dei casi della Classe IV.
Un livello così basso di
precisione diagnostica è risultato preoccupante. I
ricercatori hanno notato che una discordanza
diagnostica è nota anche in altri ambiti clinici
come con le diagnosi delle biopsie mammarie e le
interpretazioni delle mammografie da parte dei
radiologi, ma nel caso dei melanomi il fenomeno
appare più pronunciato.
La dottoressa Elmore
sottolinea che il problema non è rappresentato dai
patologi che normalmente affrontano il loro compito
nel migliore dei modi possibili e con senso di
responsabilità.
La diagnosi è in molti
casi obbiettivamente difficile e solo implementando
un mezzo standardizzato di classificazione si può
immaginare di ottenere risultati più attendibili.
La dottoressa Elmore
conclude, infine, invitando a non dimenticare che
nella pratica della medicina vi è margine di
incertezza.
Per saperne di più
TThe BMJ (British Medical Journal)
Pathologists’ diagnosis of invasive melanoma and
melanocytic proliferations: observer accuracy and
reproducibility study
Link...
Marco Dal Negro |