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Melanoma: studio esamina accuratezza e riproducibilità delle diagnosi (05/07/2017)

Diagnosticare un melanoma può essere molto difficile quando i risultati della biopsia non sono decisamente positivi o negativi.
Le diagnosi che riguardano l'area che va dal nevo moderatamente displastico al primo stadio del melanoma invasivo sono assai difficili, inaccurate e non riproducibili, almeno per quanto riguarda gli U.S.A..


With this tissue sample, the interpretations of 36 pathologists ranged from “common nevus,” the technical term for a benign mole, to invasive melanoma. The consensus reference panel judged it to be a Class III melanoma in situ. UW Medicine.

Ogni anno milioni di persone scoprono di avere un nevo sospetto o una lesione cutanea, si sottopongono a biopsia che viene mandata da uno specialista per sapere se si tratta di un melanoma.

L'interpretazioone del patologo è fondamentale: se la lesione viene giudicata benigna può non richiedere alcuna cura, ma se è maligna il paziente dovrà sottoporsi ad un intervento chirurgico e forse anche ad altre terapie.

Un nuovo studio indica che i patologi sono normalmente concordi quando le lesioni sono benigne o decisamente maligne, ma sono spesso in disaccordo nei casi intermedi.

I patologi dello studio non solo sono stati in disaccordo con il panel di esperti di riferimento, ma spesso sono stati in disaccordo persino on sé stessi, fornendo interpretazioni diverse davanti alla stessa immagine mostrata a distanza di 8 o più mesi.

Lo studio (pubblicato il 28 giugno 2017 sul BMJ) è stato condotto dalla dottoressa Joann G. Elmore, epidemiologa, docente alla University of Washington School of Medicine di Seattle ed è nato dalla difficoltà di avere una diagnosi certa per un problema che la riguardava in prima persona.

Dopo 3 biopsie ed i pareri di diversi specialisti la dottoressa Elmore ha deciso di approfondire in prima persona il problema delle diagnosi per le quali le interpretazioni possono essere contrastanti.

Per ridurre il rischio di interpretazione del risultato della biopsia la Elmore ha deciso di lavorare con un sistema di classificazione standardizzato.

La ricerca ha coinvolto 187 patologi di grande esperienza, in 10 stati, che hanno partecipato volontariamente.

Nella prima fase dello studio a ciascun specialista è stato richiesto di valutare ed interpretare 48 casi selezionati tra 240 biopsie cutanee a caso.

Nella seconda fase 118 tra gli specialisti hanno riguardato lo stesso gruppo di immagini che avevano già interpretato, ma proposte in un ordine diverso.

Tra la prima e la seconda fase sono passati almeno 8 mesi.

A questo punto le valutazioni degli specialisti sono state organizzate con lo Strumento di Valutazione della Patologia Melanocitica con Gerarchia per la Diagnosi (MPATH-Dx) in base al quale ciascuna interpretazione è stata inserita in una tra cinque classi diagnostiche:

I) lesioni benigne che non richiedono cure;

II) lesioni moderatamente anomale per le quali si suggerisce la rimozione di una piccola porzione di tessuto circostante la lesione;

III) lesioni gravemente anomale, comprendenti melanoma in situ, per il quale si consiglia di ingrandire il margine da asportare;

IV) stadio inziale di melanoma invasivo per il quale si raccomanda un margine di 1 centimetro;

V) stadio avanzato di melanoma invasivo per il quale si raccomanda un'asportazione ampia, di almeno 1 centimetro con possibile ulteriore trattamento comprendente la biopsia del linfonodo sentinella e con radioterapia o chemioterapia.

 

I ricercatori hanno visto che i patologi concordavano con l'interpretazione del panel di riferimento nel 92% dei casi benigni della Classe I e nel 72% della Classe V, lo stadio più avanzato di melanoma invasivo.

Ma per quanto riguarda le altre classi sono risultati in accordo nel:

25% dei casi della Classe II
40% dei casi della Classe III e
43% dei casi della Classe IV.

Un livello così basso di precisione diagnostica è risultato preoccupante. I ricercatori hanno notato che una discordanza diagnostica è nota anche in altri ambiti clinici come con le diagnosi delle biopsie mammarie e le interpretazioni delle mammografie da parte dei radiologi, ma nel caso dei melanomi il fenomeno appare più pronunciato.

La dottoressa Elmore sottolinea che il problema non è rappresentato dai patologi che normalmente affrontano il loro compito nel migliore dei modi possibili e con senso di responsabilità.

La diagnosi è in molti casi obbiettivamente difficile e solo implementando un mezzo standardizzato di classificazione si può immaginare di ottenere risultati più attendibili.

La dottoressa Elmore conclude, infine, invitando a non dimenticare che nella pratica della medicina vi è margine di incertezza.

Per saperne di più
TThe BMJ (British Medical Journal)
Pathologists’ diagnosis of invasive melanoma and melanocytic proliferations: observer accuracy and reproducibility study
Link...

Marco Dal Negro