Negli USA, il crescente utilizzo di inulina in cibi e bevande industriali, ha creato la necessità di nuovi studi sulla tollerabilità e le dosi massime accettabili per non avere tutta una serie di problemi come dolori intestinali, crampi allo stomaco, flatulenza, gas intestinale, nausea, diarrea, costipazione e così via.
In realtà, normalmente, questi problemi insorgono solo superando le dosi massime ed in una parte delle persone.
Le dosi massime riconosciute sono: 10 grammi di inulina nativa o 5 grammi di oligofruttosio, al giorno.
Il problema nasce nel momento in cui l'inulina si trova indicata nell'etichetta sotto i nomi: inulina, estratto di radice di cicoria, oligosaccaridi, oligofruttosio, ma è sempre lei e quindi è facile ritrovarsi a superare le dosi senza saperlo.
L'inulina è presente, in natura, nelle banane, nella farina di frumento, in aglio e cipolle, e, in alte concentrazioni, nella radice della cicoria.
Nei cibi industriali si può trovare, tra gli altri, nelle barrette colazione ad alta quantità di fibre, in gelati e bevande.
L'inulina è un ingrediente tipico di molti integratori alimentari. L'aspetto più interessante riguarda la sua capacità di elevare la percentuale di Bifidobacteria nella flora microbica intestinale, diminuendo contemporaneamente la densità di batteri nocivi.
l'apporto quotidiano di inulina con la dieta è compreso tra i 3 ed i 10 grammi. Dal momento che questo oligosaccaride si trova soprattutto nelle verdure, la dieta dei vegetariani ne fornisce quantitativi tali da rendere inutile il ricorso alla supplementazione dietetica.
Ed è per questo che, in Italia, come in altri paesi dove si mangiano meno cibi industriali che negli USA e più cibi freschi, non solo non ci si pone il problema dell'inulina, ma addirittura ne viene talvolta consigliato l'uso nei casi in cui l'alimentazione sia molto carente di frutta e verdura.
Per
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Journal of the American Dietetic Association, June 2010
(Marco Dal Negro)
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