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Complicazioni respiratorie dai farmaci immobilizzanti usati negli interventi chirurgici (23/11/2012)

 

Una ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha messo in evidenza i rischi di complicazioni respiratorie postoperatorie legati ai farmaci normalmente usati per immobilizzare i pazienti durante gli interventi operatori.

Lo studio, pubblicato online sul giornale BMJ, ha trovato poi che le sostanze normalmente usate per interrompere l'azione dei farmaci immobilizzanti non solo non prevengono, ma possono anche aumentare il rischio che i pazienti abbiano bisogno di un supporto respiratorio post-operatorio.

Matthias Eikermann, MD, PhD, direttore della ricerca nella Critical Care Division del MGH Department of Anesthesia, Critical Care and Pain Medicine ed autore anziano della ricerca, spiega che i farmaci che operano un blocco neuromuscolare sono utilizzati in chirurgia per molte ragioni, tra le quali la necessità di mettere un tubo per la respirazione e per evitare che i pazienti si muovano durante l'intervento. Ma sfortunatamente queste sostanze non interrompono il loro effetto immediatamente, alla fine dell'intervento chirurgico, ma lasciano una debolezza muscolare residua che può far diminuire la funzione respiratoria post-operatoria. Quanto scoperto invita a cercare di sviluppare delle alternative sia per contrastare che per monitorare in modo più efficace l'effetto bloccante.

Normalmente vengono usati farmaci che impediscono la trasmissione tra i nervi ed i muscoli, sia durante gli interventi che per i pazienti sottoposti a ventilazione meccanica nei raparti di terapia intensiva, ma queste sostanze, che bloccano per lunghi periodi, possono creare complicazioni respiratorie, per cui negli ultimi anni sono state sostitute da altre più nuove ad azione intermedia.
Il gruppo di Matthias Eikermann si è concentrato sullo sviluppo di strategie in anestesia generale, che possano stabilizzare e migliorare la funzione respiratoria.
I precedenti studi del gruppo avevano ipotizzato che, nei pazienti in uscita da interventi, i farmaci ad azione intermedia potessero essere responsabili per per un'alta incidenza di debolezza muscolare che portava a difficoltà respiratorie che prolungavano i tempi nelle sale di risveglio postoperatorio.

Questo studio ha analizzato i dati sugli interventi in anestesia generale condotti al Massachusetts General Hospital tra il marzo 2006 ed il settembre 2010.

I ricercatori hanno paragonato i dati di più di 20.000 interventi chirurgici nei quali erano stati usati agenti per il blocco neuromuscolare ad azione intermedia con un uguale numero di procedure che non facevano uso di farmaci, guardando alle registrazioni dei livelli dell'ossigeno nel sangue dei pazienti, dopo la rimozione dei tubi per respirare, verificando se si rendeva necessario rimpiazzare i respiratori nelle 72 ore successive all'intervento, procedura che richiede il ricovero in unità intensiva.
Sono poi state analizzate le strategie usate per seguire la funzione neuromuscolare durante gli interventi e se era stato somministrato qualche farmaco per neutralizzare l'azione dell'agente immobilizzante.

I risultati hanno mostrato che i pazienti che avevano ricevuto farmaci ad azione neurobloccante intermedia avevano il 40% di probabilità in più di avere bisogno di essere reintubati a causa dei bassi livelli di ossigeno nel sangue.
Il controllo funzionale della forza neuromuscolare, visivo o attraverso analisi della risposta ad uno stimolo elettrico non incideva in modo significativo sul rischio, ma l'utilizzo dell'antidoto neostigmina faceva crescere il rischio di dovere essere reintubati.
Eikermann sottolinea il fatto che i pazienti con complicazioni postoperatorie sono soggetti ad un rischio di morte molto maggiore rispetto agli altri.

Eikermann conclude ricordando che sia farmaci bloccanti che gli antidoti normalmente usati in chirurgia hanno un ruolo molto importante, ma con un campo di manovrabilità molto ristretto e possono avere conseguenze indesiderate anche gravi sul sistema respiratorio. Per rimediare a questo problema il modo migliore sarà quello di utilizzare dei bloccanti ad azione rapida e nuovi antidoti, sviluppando nuove strategie per migliorare la capacità di monitorare gli effetti in modo da dosare con maggiore precisione i farmaci.

La lista dei co-autori è nella pagina inglese di questa notizia.

Per maggiori informazioni
Massachusetts General Hospital
http://www.massgeneral.org/

( MDN )


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(del Dott. Turetta)
Quali sono i problemi o le disfunzioni che possono giovarsi di un intervento omeopatico d'urgenza e, di conseguenza, come dovrebbe essere un ideale armadietto medicinale omeopatico casalingo.


 

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