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Oggi, nel mondo, siamo un po' più di 7 miliardi di persone, e, come tutti sappiamo il numero è in crescita. Ma secondo l'ONU, nel 2100, potremmo essere anche meno di oggi. O meglio, potremmo essere tra un massimo di 15,8 ed un minimo di 6,2 miliardi di persone, a secondo di come si posizioneranno i valori di alcune variabili.
World Population Prospects, the 2010 Revision - Figure 1: Estimated and projected world population according to different variants, 1950-2100 (billions)
Uno studio spagnolo realizzato da ricercatori delle Università Autónoma de Madrid (UAM) e Università di CEU-San Pablo, ha trovato risultati che coincidono con quelli ONU e li confermano: verso la metà di questo secolo numero di abitanti del pianeta dovrebbe smettere di crescere e stabilizzarsi, e forse scendere leggermente.
Lo studio, pubblicato sulla rivista ‘Simulation’, è basato sui prospetti riguardanti la popolazione tra il 1959 ed il 2100 forniti dall'ONU.
Félix F. Muñoz, ricercatore della UAM e co-autore del progetto spiega che il modello descrive l'evoluzione di un sistema a due livelli nel quale vi è una probabilità di passare da un livello all'altro.
Il gruppo di ricercatori ha considerato il mondo come un sistema chiuso e finito, nel quale le migrazioni interne al sistema sono ininfluenti, e dove è soddisfatto il principio fondamentale della conservazione della massa, bio-massa, in questo caso, e dell'energia.
Secondo questo principio generale le variabili che limitano la zona alta e la zona bassa dei due livelli del sistema sono i tassi di natalità e quello di mortalità, ricordando quanto queste variabili sono cambiate nel corso dell'ultimo secolo.
Si è partiti con una situazione nella quale sia il tasso di natalità che quello di mortalità erano alti, con una lenta crescita a favore del primo, ma il tasso di mortalità è decisamente caduto nella seconda metà del secolo grazie ai progressi della medicina, innalzando l'aspettativa di vita e facendo prevedere una forte crescita della popolazione. Tuttavia negli ultimi 30 anni abbiamo anche visto un crollo del numero di nascite complessive nel mondo.
Oggi il 42% della popolazione vive in paesi a basso tasso di fertilità, paesi, cioè, dove non nascono abbastanza bambini da assicurare che mediamente, ogni donna sia rimpiazzata da un'altra che arrivi all'età della procreazione. La fertilità è perciò al di sotto del livello di rimpiazzo.
Un altro 40% vive in paesi con tasso di fertilità intermedio, dove ogni donna ha, mediamente, tra 1 ed 1,5 figlie.
Il restante 18% vive in paesi ad alto tasso di fertilità con mediamente più di 1,5 figlie che arrivano all'età della riproduzione.
I dati del modello statistico mostrano una situazione nella quale il punto di flessione della curva a metà degli anni 80 quando la velocità alla quale cresceva la popolazione ha cominciato a rallentare fino ad andare a stabilizzarsi intorno al 2050.
I dati riflettono anche la tendenza a ribasso presente nei prospetti dell'ONU. Lo spettro della sovrappopolazione era caratteristico degli anni 60 e 70, ma storicamente le previsioni a ribasso dell'ONU sono state rispettate.
Di recente, nel 1992, era stata fatta una previsione per il 2010 di 7,17 miliardi di individui, che sono stati invece 6,8: la fertilità , infatti era caduta di più del 40% dal 1950.
I ricercatori invitano poi a tenere conto di questi dati soprattutto quando si tratta di programmare il futuro di una società che invecchia, con conseguenze economiche, demografiche, sociali e politiche che saranno sempre più difficili da affrontare.
Per saperne di più
Julio A Gonzalo, Félix-Fernando Muñoz, David J Santos. “Using a rate equations approach to model World population trends”. Simulation: Transactions of the Society for Modeling and Simulation International 89: 192-198, February 2013
http://esa.un.org/wpp/Analytical-Figures/htm/fig_1.htm
Marco Dal Negro
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