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Pirati informatici violano un vibratore: il mondo smart sempre più connesso e fragile (24/08/2016)

Tutto parte dalla notizia che anche un sex-toy, un vibratore, uno smart sempre connesso (via blutooth-smartphone) può essere attaccato dagli hackers che possono prenderne il controllo sia operativo che informativo.
Sì perché l'apparecchio raccoglie di suo informazioni sullo stato (acceso-spento) sulla temperatura a cui si trova, la velocità alla quale è regolato, e manda tutto alla casa produttrice in barba alla privacy.
I produttori sostengono che i dati non sono collegati all'acquirente ma intanto li raccolgono all'insaputa di chi lo usa.

Quindi chi hackera l'apparecchio può, oltre a decidere se e come farlo funzionare, entrare in possesso di non poche informazioni decisamente intime, mantenendosi anche aggiornato.

La dimostrazione è stata data dagli hackers Goldfisk and Follower alla Def Con hacking conference di Las Vegas ed i media si sono sbizzarriti titolando sul fatto che per raccogliere informazioni su qualcuno ormai non se ne controlla più né il telefono né lo smartphone o il computer, men che meno i profili social.
Si controlla il vibratore, se è il We-Vibe 4 Plus.

Ho pensato: bisogna dirla questa cosa, è bene che le persone sappiano, per difendersi.
Oppure no.
Qualcuno potrebbe anche trovare intrigante l'idea di uno, o una, sconosciuta/o, che ti spia nei momenti più intimi e, chissà, magari potrebbe pure intervenire, manipolare l'apparecchio mentre lo si usa. Chissà. E' un mondo nuovo che si apre.
Ecco l'afrodisiaco 3.0, l'esibizionismo basato sulla tecnologia più antica, quella dell'ignoto, l'idea che forse..., la fantasia...0.0.

Marco Dal Negro