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Al Johns Hopkins Hospital si pianifica il primo trapianto penile U.S. (12/02/2016)

Il 13 marzo 2015 i medici della Stellenbosch University e del Tygerberg Hospital di Cape Town, in Sudafrica, hanno comunicato che il primo trapianto penile della storia, realizzato nel mese di dicembre del 2014, aveva avuto successo e nel mese di giugno dello stesso anno hanno confermato che la compagna del paziente era rimasta incinta.

Ora Richard Redett, direttore del reparto di chirurgia plastica e ricostruttiva pediatrica e Carisa Cooney, direttrice del dipartimento di ricerca clinica del del Johns Hopkins Hospital hanno deciso di eseguire il primo trapianto penile negli U.S.

L'idea è nata dall'esigenza di aiutare alcuni dei molti soldati che tornano in patria menomati da zone di guerra. In Sudafrica il problema era invece legato alle infezioni causate da circoncisioni tradizionali eseguite senza le necessarie precauzioni igieniche.

I ricercatori del Johns Hopkins Hospital spiegano che a volte è possibile ricostruire il pene utilizzando altre parti del corpo, ma il manufatto sarebbe privo di vita.
Per ottenere un'erezione sarebbe possibile inserire una protesi, ma il rischio di infezione risulterebbe piuttosto alto.

Quindi la soluzione migliore rimane il trapianto, anche se, trattandosi di pene, le procedure sono più complesse: infatti come per i trapianti di faccia e delle mani ci deve essere l'autorizzazione dei parenti. Molti negli U.S. pensano che per i trapianti da persone decedute non sia necessario alcun permesso da parte della famiglia, ma non è il caso di queste tre parti del corpo.

Tutte le donazioni di organi devono avvenire tramite organizzazioni che reperiscono le parti da trapiantare ed in questo caso i medici lavorano con The Living Legacy Foundation.
Contrariamente a quanto avviene con la donazione del cuore, del rene, del fegato o dei polmoni, le donazioni di mani, faccia e pene seguono un percorso separato, nel quale la famiglia deve dare il consenso in modo specifico. Dopo di che i medici verificano la compatibilità dell'organo da trapiantare, tenendo conto anche del tipo di sangue, dell'età e del tono della pelle.

Quindi vengono eseguite valutazioni psichiatriche che possono durare anche un anno ed uno psichiatra, che deve essere anche specialista di problemi sessuali, valuta lo stato e la risposta emotiva del paziente ai cambiamenti di situazione avvenuti e prospettati. Lo psichiatra è parte integrante del gruppo di lavoro. Bisogna ricordare che non è possibile garantire i risultati, anche in termini di funzione urinaria, di erezione e di capacità di avere rapporti sessuali e di avere figli.

La prima preoccupazione è quella di avere un adeguato flusso di sangue nei tessuti e di non avere un rigetto immediato. Questo si vede entro pochi giorni o settimane.

Poi la priorità diventa il recupero della funzionalità: i nervi ricrescono di circa 1 millimetro al giorno ed i medici ritengono che il recupero funzionale richieda da 6 a 12 mesi. Se il paziente ha ancora i testicoli potrebbe essere anche in grado di avere figli, così come è stato per il paziente in Sudafrica.

Per minimizzare il rischio di rigetto si somministrano farmaci antirigetto al momento del trapianto e dopo 10-14 giorni gli viene somministrata un'infusione di midollo osseo del donatore in modo da poter ridurre i farmaci antirigetto per il resto della vita.

Vedi anche
E' rimasta incinta la compagna del primo trapiantato di pene (17/06/2015)
Link...

Per saperne di più
Johns Hopkins Medicine
Link...

Marco Dal Negro