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Dal Regno Unito in arrivo un nuovo preparato per sentirsi più sazi ed avere meno fame (26/12/2014)

E' stato scoperto che una molecola, il propionato, stimola l'intestino a rilasciare ormoni che operano sul cervello in modo da ridurre la fame.

Il propionato è prodotto naturalmente, a seguito del naturale processo di fermentazione delle fibre ingerite, dalla flora batterica intestinale.

 

Gli scienziati dell'Imperial College London e della University of Glasgow, che hanno realizzato questo lavoro, hanno messo a punto un composto, l'estere inulina-propionato (IPE), che permette di ingerire quantità di propionato decisamente maggiori di quelle che vengono prodotte con la normale alimentazione.

Il Professor Gary Frost, che ha diretto lo studio al Department of Medicine dell'Imperial College London, spiega che gli adulti, ogni anno, prendono mediamente dai 3 agli 8 etti di peso e perciò è importante trovare un modo per contrastare questo fenomeno, che interessa sicuramente almeno il Regno Unito dove la ricerca è stata realizzata.

Il primo test sugli esseri umani di questo piccolo studio mirato a verificare un'idea di partenza, ha trovato che il nuovo ingrediente è stato efficace per prevenire ulteriori aumenti di peso su volontari già sovrappeso.

In un primo tempo ad una parte dei 20 volontari divisi in 2 gruppi è stato dato il nuovo composto, IPE, mentre all'altra sono state date fibre alimentari.
Tutti sono stati liberi di mangiare a volontà da un buffet messo a loro disposizione.
Quelli che avevano preso l'IPE hanno mangiato mediamente il 14% meno ed anno mostrato concentrazioni nel sangue di ormoni che riducono la fame maggiori rispetto agli altri.

In un secondo tempo 60 volontari sovrappeso hanno partecipato ad uno studio di 24 settimane nel quale a metà è stato aggiunto IPE in polvere al cibo ed a metà è stata aggiunta inulina (vedi sotto).
Uno su 25 volontari che hanno completato lo studio ha preso più del 3% del proprio peso, rispetto ai 6 su 24 del gruppo dell'inulina.

Nessuno del gruppo IPE ha preso più del 5% del proprio peso rispetto ai 4 del gruppo dell'inulina.

Dopo 24 settimane il gruppo dell'IPE aveva meno grasso nell'addome e nel fegato rispetto ai partecipanti dell'altro gruppo.
I risultati sono stati pubblicati sul giornale Gut.

Ora si tratta di mettere a punto un modo più efficace per portare il propionato nell'intestino.

Inulina
inulina Polisaccaride, (C6H10O5)n, contenuto come sostanza di riserva, analogamente all’amido, in alcuni vegetali (tuberi di topinambur, della dalia, rizomi dei carciofi ecc.). È un polimero lineare costituito da molecole di D-fruttosio nella forma furanica. È una polvere bianca, inodora, insipida, formata da granuli sferoidali, poco solubile in acqua, nella quale, specie a caldo, forma soluzioni colloidali; stabile agli alcali, levogira, nella scissione idrolitica per azione di acidi o di enzimi (inulinasi, enzima del gruppo delle idrolasi, contenuto in Helianthus tuberosus, in Aspergillus niger, nel succo digerente degli Invertebrati) viene completamente trasformata in D-fruttosio. A differenza dell’amido e del glicogeno non dà alcuna colorazione se trattata con preparati allo iodio. Si usa in batteriologia come mezzo di coltura, negli alimenti per diabetici, come sorgente di fruttosio, per la preparazione del levulosio ecc.; in fisiologia e in clinica per lo studio della funzione renale, al quale si presta grazie alla proprietà di attraversare i glomeruli del rene senza essere riassorbita dai tubuli. Da Treccani.it - L'INCICLOPEDIA ITALIANA.

Per saperne di più
E.S. Chambers et al.
Effects of targeted delivery of propionate to the human colon on appetite regulation, body weight maintenance and adiposity in overweight adults.’
Gut, 2014.
doi 10.1136/gutjnl-2014-307913

Marco Dal Negro


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