Nella pesca industriale del pesce bianco si usano
principalmente i filetti, mentre una quota intorno
al 92% dei sottoprodotti non viene utilizzata.
Con la domanda mondiale di pesce in crescita e
l'impoverimento costante delle riserve ittiche
questo modo di operare evidentemente non è
sostenibile, così come non lo è la pretesa di dare
pesce di mare a tutti gli abitanti del pianeta.

Mentre il pescato dei piccoli pescatori che operano
a livello locale viene utilizzato quasi
integralmente perché non vi é né la necessità né
spesso la possibilità di utilizzarne solo i filetti,
quello per l'industria catturato dai grandi
pescherecci che stanno in mare per diversi mesi
pescando e lavorando immediatamente il prodotto,
produce un notevole scarto che oggi finalmente si
cerca di ridurre.
La più importante società norvegese che opera nella
pesca, la Nordic Wildfish, assieme alla SINTEF, la
maggiore organizzazione indipendente che si occupa
di ricerca nei paesi scandinavi, hanno messo a punto
una tecnologia per recuperare interamente il
sottoprodotto della lavorazione del pesce.
Invece di scartare teste, lische e tutti gli altri
scarti i ricercatori hanno trovato il modo di
estrarne olio, aminoacidi e proteine.
Non sono sicuro che tutto ciò si tradurrà in metodi
di pesca meno intensivi, ma potrebbe essere una
buona notizia.
Per saperne di più
SINTEF
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Marco Dal Negro
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