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La ruota gira e si torna con i piedi per terra (25/02/2016)

La ruota sta girando, dall'era in cui si mangia un "Trionfo di vaccino ed estratto di basilico in un letto di pomodoro" si sta tornando a quella in cui si mangia semplicemente una caprese.
Si torna alla realtà, con i piedi per terra, i tempi dell'enfasi gratuita, dell'esaltazione del nulla stanno scivolando via lasciando nuovamente posto alla sostanza delle cose ed è una buona notizia.

Non è ancora un fenomeno generalizzato, ma sicuramente una tendenza crescente i cui segni arrivano da più parti, sempre più forti e frequenti.

La gag del "trionfo vaccino..." e della caprese è passata in tv con autoironica partecipazione del cuoco Davide Oldani ed anche per quanto riguarda le descrizioni dei vini, così oniriche e fantasiose le critiche vengono dalle voci più autorevoli, come quella del grande Daniele Cernilli che proprio di questo scrive sul suo sito Doctor Wine:

'A furia di inventare gesti astrusi e termini gergali gli esperti di vino, e in parte anche gli appassionati, qualche anno fa si beccarono l’imitazione del sommelier di Albanese, che ne prendeva in giro gli eccessi e la teatralità.

Il problema del linguaggio e in parte della gestualità è un tema che un giorno o l’altro dovrà essere affrontato in modo sostanziale. Molto riguarda i cosiddetti riconoscimenti, i profumi emanati dai vari vini e che vengono definiti nei modi più fantasiosi. Capisco se corrispondono a quegli odori che tradizionalmente definiscono un vino che deriva da un particolare vitigno. Amarena per i Montepulciano, pera per i pinot grigio, sambuco per i sauvignon, rosa per i traminer aromatici e via così. Ovviamente si tratta di riconoscimenti tendenziali, nel senso che fanno pensare a un determinato profumo di frutta e di fiori, che assomiglia a ciò che percepiamo. Poi corrispondono anche a precisi composti chimici che si formano naturalmente nel vino, esteri primari, terpeni, tioli, pirazine, ad esempio. Capisco meno se sono frutto di personalissimi voli pindarici, che a me sembrano dei veri deliri auto compiaciuti.

"Riconoscere" venti profumi in un vino trovo che sia paradossale, forzato e anche un po’ buffo. Forse persino falso. Il tutto per épater le bourgeois (letteralmente: stupire il borghese, n.d.r.). Mi chiedo perciò se non sia il caso di iniziare a fare chiarezza, definendo quali profumi corrispondono a cosa, come accade nei corsi per analisti sensoriali e per nasi profumieri. Mettendo in relazione quei riconoscimenti a concrete sostanze presenti nel vino e non alle fughe in avanti di qualche assaggiatore particolarmente fantasioso.'

La gente è un po' stufa di quelli che vanno al ristorante più per fotografare i piatti che per assaporarli, di chi allo stesso tavolo è così maleducato da passare il tempo con un occhio allo smartphone invece che stare con chi ha davanti, del trionfo della forma sulla sostanza e chiede sempre più spesso di poter mangiare e bere cose buone, nel gusto e nel profumo. E che siano anche belle da vedere, si, anche.

Pubblicato in DoctorWine N°128
Le parole del vino
di Daniele Cernilli 19-10-2015
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Marco Dal Negro