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Via libera a prosciutto gonfiato con acqua e prodotti chimici (25/11/2016)

Arriva il prosciutto gonfiato che contiene più acqua e anche aromi chimici, sinora vietati, a danno dei consumatori e degli allevatori italiani.

A lanciare l’allarme è la Coldiretti in occasione del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio nel denunciare l’entrata in vigore del cosiddetto 'decreto salumi' che recepisce norme comunitarie concernenti la disciplina della produzione e della vendita di taluni prodotti di salumeria, con la mostra 'Le mani dell’Europa nel piatto'.

Vengono aumentati di un punto percentuale i tassi di umidità relativi al prosciutto cotto, a quello cotto scelto e a quello cotto di alta qualità, il che significa– denuncia la Coldiretti - che il contenuto di acqua consentito sarà pagato dagli acquirenti come se fosse carne.

L’incremento del tasso di umidità previsto per le tre categorie di prosciutto andrà – precisa la Coldiretti - a minare la qualità del prodotto stesso a discapito del maiale italiano, le cui carni hanno caratteristiche qualitative superiori a quelle dei maiali importati dai paesi del nord, penalizzando i nostri allevatori.

Il decreto cancella poi il divieto di utilizzo di aromi chimici, aprendo così la strada alla possibilità di correggere gusto e sapore dei salumi fatti con materia prima scadente e di dubbia origine.
Viene infatti sostituita la distinzione tra aromi artificiali e naturali identici con un riferimento generale al regolamento UE 1334/2008, relativo agli aromi e alle sostanze aromatizzanti.

Ad essere abolita – sottolinea la Coldiretti - è anche la 'scadenza', il cosiddetto termine minimo di conservazione che era fissato al massimo entro 60 giorni dalla data di confezionamento del prosciutto cotto e che ora sarà invece deciso direttamente dal produttore.
Paradossalmente viene mantenuta, invece, la possibilità di utilizzare le cosce di maiale congelate per produrre il prosciutto crudo stagionato per il quale viene però ridotta a 40 giorni la fase minima di riposo (55 giorni per le cosce superiori agli 11 chili).

Si tratta di norme per favorire le importazioni dall’estero di maiali più leggeri di quelli italiani in una situazione in cui – ricorda Coldiretti - due prosciutti su tre venduti oggi in Italia provengono da maiali allevati in Olanda, Danimarca, Francia, Germania e Spagna senza che questo venga evidenziato chiaramente in etichetta dove non è ancora obbligatorio indicare l’origine.

Altra novità del provvedimento è l’inserimento nel decreto del Culatello, sino ad oggi assente, ma anche qui si apre a una “industrializzazione” del prodotto (uso di involucri artificiali al posto del tradizionale budello naturale, ecc.) che rischia - continua la Coldiretti - di abbassarne la qualità.

“Occorre salvaguardare la tradizione artigianale della nostra salumeria che ha conquistato i mercati internazionali nel rispetto della tradizione e della qualità”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “va fermata una deriva comunitaria che punta all’omologazione verso il basso della qualità, troppo spesso con la complicità di una parte dell’industria anche nazionale”.

In Italia sono allevati - conclude la Coldiretti - meno di 8,7 milioni di maiali, destinati per il 70 per cento alla produzione dei 36 salumi che hanno ottenuto dall'Unione Europea il riconoscimento di denominazione di origine (Dop/Igp). Il settore della produzione di salumi e carne di maiale in Italia, dalla stalla alla distribuzione, vale 20 miliardi.

A noi viene da commentare che, se già il maiale allevato industrialmente in Italia è lontano anni luce dai maiali originariamente allevati ed utilizzati per produrre il prosciutto a Parma o a San Daniele o nelle altre zone della penisola, prosciutti che si sono guadagnati la fama di eccellenti in tutto il mondo, figuriamoci poi cosa sono quelli prodotti con cosce di infima qualità, ritoccati e taroccati per renderli più appetibili.
Tutto ciò è possibile grazie all'abissale ignoranza dei consumatori, che non solo spesso non hanno mai assaggiato i prodotti originari che qualcuno si ostina a produrre, ma che credono di sapere tutto.

E' solo dalla conoscenza, da un approccio umile alla conoscenza che sarà possibile tornare a non essere schiavi della pubblicità, servi sciocchi senza coscienza ad uso di chi sa, e a godere dell'immenso piacere che le cose veramente buone possono darci.

Marco Dal Negro