Cornershop
L'intervista
"Handcream for a generation" è il bizzarro titolo del nuovo album dei Cornershop, band inglese la cui stella aveva brillato anni fa per l'originale "When I was born for the 7th time" (1998). Allora era piaciuto il miscuglio etnico, che da tempo impera nelle nuove produzioni inglesi e non solo: si ascoltava il sitar accanto alle chitarre elettriche, ritmica funky accanto all'elettronica.
Il leader della band, Tjinder
Singh, era inoltre il perfetto protagonista della scena inglese dove i british asian stavano vivendo il loro momento d'oro accanto a Nitin
Sawhney, Transglobal Underground, Talvin Singh o al duo Badmarsh&Shri.
Il suono, anche nel nuovo disco, è colorato e vario. <Ci ispira tutto quello che ci circonda - dicono i Cornershop - Londra in primo luogo: la strada, la gente, la politica e i
giornali..amiamo poi gironzolare per i vecchi mercatini dell'usato, di cui Londra è ricchissima>.
L'album parte gioioso e pimpante: frutto di un buon momento? <In realtà non proprio - spiega Singh - perché abbiamo trascorso l'anno passato tra spossatezza, dopo un tour massacrante, e esaurimento per alcuni. Durante la fase di registrazione ci siamo ripresi, e siamo riusciti a comporre pezzi più ironici e divertenti>. Musicalmente si scorgono squarci degli anni Settanta perché <ci hanno dato un grande sound, come il reggae e il funky - aggiunge - mentre agli anni Ottanta dobbiamo purtroppo musica commerciale; nei Novanta era la techno a dominare il mercato, e, a dire il vero, sono state prodotte anche delle belle schifezze. Per questo, se dobbiamo recuperare qualcosa del passato, preferiamo farlo dagli anni Settanta, anche se nonci sentiamo emuli di nessun artista dell'epoca>.
Sul presente i Cornershop restano scettici, loro che non hanno <paura di esplorare ma voglia di partire senza progetti in mente, così da liberare la creatività>. Dunque oggi è più facile fare musica e diventare
rockstar? <Questo in un certo senso è vero - spiegano - perché si è andata perduta l'immaginazione: oggi nessuno, di fatto, inventa qualcosa di assolutamente nuovo, perché gli schemi con la chitarra sono sempre gli stessi.
Per la creatività ci sono il reggae e la dance, che sono generi musicali sempre vivi e attenti ai cambiamenti>. Eppure, per "Handcream for a generation" i Cornershop si sono avvalsi anche di due musicisti che dal recente passato musicale ha attinto non poco: Noel Gallagher e l'ex bassista Oasis Paul Mc
Guigan. <Sono amici, e ci è sembrato carino coinvolgerli, anche perché avevamo fatto da supporter ad alcune loro date negli Stati Uniti - spiagano i Cornershop - e ci eravamo sempre ripromessi di registrare qualcosa
insieme..ora è arrivata l'occasione>. Il brano è proprio il singolo "Lessons learned from Rocky I to Rocky III", ispirato appunto ai film con Silvester Stallone.
Ma è sempre Londra al centro delle nuove composizioni dei
Cornershop. <E' una città che amiamo - dicono - Certo potrebbe essere migliore, da tutti i punti di vista. Per la musica oggi c'è crisi, come anche nelle discografiche. Londra ha perso molti spazi per la musica. Anche le etichette indipendenti, con cui noi abbiamo iniziato, non se la passano molto bene. Puoi anche pubblicare qualcosa, ma poi è difficile avere date e farsi conoscere in giro, molto più difficile rispetto a qualche anno fa>.
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