Il 4% dei bambini delle scuole elementari soffre di
ipertensione, ma il problema è sottostimato perché
in età pediatrica la pressione non sempre viene
misurata.
Al 71° Congresso Italiano di Pediatria, tenutosi a
Roma dal 4 al 6 giugno, è stato presentato
l’aggiornamento delle raccomandazioni sulla
prevenzione e il trattamento dell’ipertensione
arteriosa in età pediatrica. Il sale non è l’unico
nemico.
Un’indagine condotta dal
Gruppo di Studio per l’Ipertensione Arteriosa della
Società Italiana di Pediatria su un campione di
8.300 bambini delle scuole elementari di Monza e di
diversi centri della Brianza ha rilevato che il 4%
della popolazione pediatrica presenta valori elevati
di pressione arteriosa, inoltre la prevalenza di
ipertensione risulta molto più alta nei soggetti in
eccesso di peso.
Il dato è confermato in analoghi screening condotti
a livello internazionale.
“Un bambino iperteso sarà molto probabilmente un
adulto iperteso, quindi a rischio di patologie
cardiovascolari che oggi rappresentano la prima
causa di morte e di spesa sanitaria nei Paesi
occidentali”, spiega Giovanni Corsello, Presidente
SIP. “La prevenzione, la diagnosi precoce e il
trattamento dell’ipertensione dovrebbero iniziare in
età pediatrica, superando il preconcetto che l’età
evolutiva sia esente da questa patologia.
Misurazioni sistematiche della pressione durante la
visita pediatrica, ma anche nelle scuole, possono
evidenziare un numero non trascurabile di bambini
con valori elevati e consentire un intervento
precoce”.
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“La principale novità
riguarda la relazione tra zuccheri semplici, acido
urico e valori pressori”, spiega Marco Giussani,
segretario del Gruppo di Studio di Ipertensione
della Società Italiana di Pediatria.
“Gli zuccheri, e
specificamente il fruttosio particolarmente
contenuto nelle bevande zuccherate, aumentano la
concentrazione di acido urico nel sangue, fattore
che nei bambini è associato a un maggior rischio di
ipertensione”, aggiunge. La relazione tra alti
valori di acido urico (anche se ancora compresi
nell’intervallo considerato normale) e pressione
arteriosa è stata infatti dimostrata anche nel
bambino in uno studio recentemente pubblicato da un
gruppo di ricercatori italiani sulla prestigiosa
rivista “Pediatrics”.
Oltre alla limitazione
degli zuccheri, i cardini delle raccomandazioni SIP
per la prevenzione e il trattamento della
ipertensione arteriosa nell’infanzia rimangono
quelli di agire sull’eccesso di peso, aumentare
l’attività fisica e ridurre il sale nella dieta.
La prevenzione andrebbe
rivolta a tutti, ma alcuni bambini sono a maggior
rischio: quelli con eccesso di peso, i nati piccoli
per l’età gestazionale, chi ha una familiarità per
l’ipertensione e i bambini con elevati valori di
pressione non confermati in successive rilevazioni.
Il trattamento farmacologico non è quasi mai
necessario.
Rimane cruciale
l’aspetto della “transizione”, cioè il passaggio
dell’adolescente iperteso dal pediatra al medico
dell’adulto. In questo campo c’è molto lavoro da
fare, sia sul versante pediatrico che su quello dei
medici dell’adulto. È necessario aprire dei canali
di dialogo e di condivisione delle competenze, a
vantaggio dei bambini di oggi che saranno gli adulti
e gli anziani di domani.
Per saperne di più
Società
Italiana di Pediatria - SIP
MDN |