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La Stanford University riconferma l'influenza della psiche sul nostro stato fisico, una delle basi della psicosomatica (04/08/2017)

Le persone convinte di essere troppo poco attive fisicamente muoiono prima delle altre.
Le ricercatrici americane della Stanford University Octavia Zahrt e Alia Crum hanno riconfermato la concretezza dell'influenza della psiche sul nostro stato fisico, una delle basi della psicosomatica.

Alia Crum, assistente di psicologia e Octavia Zahrt, candidata al dottorato alla Scuola di Business hanno analizzato le interviste a più di 60.000 adulti U.S. contenenti anche dati relativi ai livelli di attività fisica, stato di salute e storia personale.

In uno dei campioni analizzati i partecipanti avevano indossato un accelerometro per misurarne l'attività nel corso della settimana.

In particolare Octavia Zahrt e Alia Crum erano interessate a sapere quali e quante persone ritenevano di essere fisicamente molto attive, quali poco attive e quali pensavano di essere nella media dei/delle coetanee.

Poi le ricercatrici hanno controllato i decessi a partire dal 2011, cioè 21 anni dopo l'inizio della prima indagine.

Controllando l'attività fisica ed utilizzando modelli statistici che tenevano conto dell'età, dell'indice di massa corporea, delle malattie croniche e di altri fattori, le ricercatrici hanno trovato che, rispetto a chi pensava di essere più attivo degli altri, le persone che ritenevano di essere meno attive delle altre avevano il 71% di probabilità in più di morire durante il periodo di controllo.

L'idea di questa ricerca è nata dall'esperienza diretta di Octavia Zahrt, una delle due ricercatrici.

Nata in Germania, dopo avere studiato in Francia e nel Regno Unito Octavia Zahrt ha continuato a mantenersi in forma andando a scuola in bicicletta ed occasionalmente in palestra.

Ma una volta a Stanford Octavia Zahrt ha avuto la sensazione che facessero tutti molta più attività fisica di lei, come se avesse sempre fatto troppo poco.

Con una vita già molto piena di impegni Octavia Zahrt sentiva crescere dentro di sé uno stato di malessere e di inadeguatezza.

La scintilla durante una lezione tenuta da Alia Crum che aveva già dimostrato in uno studio che i benefici derivati dall'attività fisica dipendono in parte dallo stato d'animo.

Se si pensa che l'attività fisica in corso sia adeguata sia per quantità che per qualità il risultato sarà decisamente superiore.

 

Nello studio, del 2007, Alia Crum ha fatto prendere coscienza ad un gruppo di personale di camera di un albergo del fatto che l'attività fisica insita nello svolgimento delle proprie mansioni corrispondeva con i livelli raccomandati di attività fisica.

In seguito al cambiamento nel modo di vedere le cose, tra le lavoratrici, molte delle quali prima erano convinte di fare troppo poco movimento, tra gli altri cambiamenti si sono visti cali nel peso, nel grasso corporeo e nella pressione sanguigna.

Octavia Zahrt si è domandata se, come successo a lei, l'approccio negativo e di bassa autostima fosse causato anche in molte altre persone dal paragone con quelle più attive e se questo potesse essere un pericolo per la salute.

Le ricercatrici sono consapevoli che lo studio non dimostra che la percezione di inattività causa morte prematura, ma precedenti studi, tra i quali quello del 2007, indicano un rapporto causale tra quantità di attività fisica percepita e risultati sulla salute.

Secondo le ricercatrici le campagne di sensibilizzazione si concentrano principalmente sul mangiare più sano, muoversi di più e stressarsi meno, ma trascurano l'atteggiamento mentale in cui calare tutto ciò.

Un esempio particolarmente efficace per comprendere quanto i pensieri influiscono sul corpo è rappresentato dall'eccitazione sessuale che è influenzata in modo istantaneo da un semplice pensiero, un dubbio o un'idea.

Per saperne di più
Perceived Physical Activity and Mortality: Evidence From Three Nationally Representative U.S. Samples.
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Mind-set matters: exercise and the placebo effect.
Link...

Marco Dal Negro