In questa nostra civiltà produttiva ed efficiente il sintomo “stanchezza”, o astenia, non ha mai trovato un’adeguata attenzione, sebbene sia uno dei più frequenti disagi lamentati dai pazienti. Non esiste infatti una ben chiara “sindrome astenica” riconosciuta, cioè un insieme di sintomi e segni per cui si possa inquadrare la stanchezza come una vera e propria malattia. L’astenia infatti è un sintomo, talvolta unico e debilitante, che si presenta o come segnale di allarme di alcune malattie, oppure a sé stante, senza riferimento a una chiara causa organica. Tralasciando volutamente di descrivere la stanchezza derivante da varie malattie come le anemie, le epatiti virali, eccetera, affronteremo invece questo sintomo nei casi in cui non deriva da lesioni di organi o apparati del corpo. E questi rappresentano l’80% dell’origine dell’astenia.

Prima causa: la pressione

Si sente spesso parlare di ipertensione (pressione arteriosa alta) piuttosto che di ipotensione (pressione arteriosa bassa) per le temibili conseguenze che la prima può dare, e poco invece della seconda, perché considerata innocua. Eppure chi soffre di pressione bassa sa bene quanto sia debilitante questo “stato” accompagnato dalla pressoché continua sensazione di non avere energia sufficiente per affrontare la vita quotidiana.

La pressione arteriosa viene considerata bassa quando spesso non supera i 90-100 di massima e i 50 di minima: non è pericolosa per la vita e non provoca danni organici; in genere tende ad abbassarsi ulteriormente in estate, mentre invece si alza nella stagione invernale. Nelle persone particolarmente sensibili può abbassarsi velocemente quando si passa dalla posizione seduta oppure sdraiata, a quella eretta e in rari casi provocare addirittura uno svenimento.

I sintomi della pressione bassa sono: stanchezza cronica, soprattutto fisica, con sensazioni di inefficienza corporea accompagnata talvolta da tachicardia, ronzii alle orecchie, vertigini occasionali, sonnolenza soprattutto dopo i pasti, debolezza muscolare, mal di testa.

La terapia della stanchezza provocata dalla pressione bassa, nella medicina ufficiale si basa su alcuni farmaci capaci di alzare la pressione ma che vanno utilizzati per brevi periodi perché possono causare spiacevoli effetti collaterali.

Se la colpa è lo “stress”

Lo stress è una reazione fisiologica legata all’ambiente in cui vive l’uomo e che è prodotta da una gamma estremamente ampia di stimoli denominati stressor (e cioè gli agenti stressanti).

Non è una vera e propria condizione di malattia, bensì una reazione normale del corpo, con l’utile fine di mantenersi in equilibrio nonostante le variazioni ambientali. Questa reazione può tuttavia divenire nociva se gli stressor agiscono con particolare intensità e per periodi di tempo sufficientemente lunghi tanto da dare nel corpo umano le seguenti fasi (successive tra loro):

  • la fase di allarme, nella quale si manifestano modificazioni biochimiche e ormonali, cioè aumenta una disponibilità energetica circolante nel sangue pronta all’utilizzo (per esempio composti energetici come il colesterolo, gli zuccheri);

  • la fase di resistenza, nella quale l’organismo umano si organizza in uno stato di perenne difesa, cioè l’energia viene continuamente prodotta senza essere adeguatamente utilizzata (molti rialzi del tasso di colesterolo nel sangue senza cause dirette di tipo alimentare appartengono appunto a questa fase);

  • la fase di esaurimento, in cui si verifica il “crollo” delle difese e dunque l’incapacità del corpo di adattarsi agli stimoli. Questa è l’ultima fase che può portare anche in breve tempo al cosiddetto “stato patologico da stress” che si manifesta attraverso stanchezza generalizzata, pesantezza spesso dolorosa agli arti, insonnia con sonnolenza durante la giornata, diminuita forza muscolare, inappetenza, facilità a contrarre infezioni virali (come raffreddore, influenza, herpes), stati depressivi variabili, ansia, irritabilità, mal di testa, tachicardia, sudorazioni improvvise, svogliatezza davanti a qualsiasi attività sia mentale, sia fisica.

La risposta che la medicina tradizionale dà a questa reazione negativa di non adattamento va dal bonario e generico “ha bisogno di riposo” a periodiche “cure ricostituenti” oppure a farmaci “psicotropi” (ansiolitici, antidepressivi) prescritti spesso da specialisti in neurologia e psichiatria.

Problemi psicologici

Fino a non molti anni fa, di fronte a “stanchezze” generalizzate, caratterizzate soprattutto da stati psicologici di affaticamento, si usava il termine “neurastenia”, oppure, in casi perduranti da molto tempo e connotati da sensazione di “vuoto mentale”, era comune quello di “esaurimento nervoso”. Attualmente questi termini sono in disuso nella medicina perché sono stati compiuti grandi progressi per quanto riguarda la diagnosi, la classificazione e la terapia dei vari disturbi psicologici. Uno su tutti, la sindrome ansiosa, è spesso caratterizzata da momenti di grande stanchezza. E’ questo un disagio psicologico caratterizzato dall’angoscia spesso accompagnato da diversi sintomi, con differenti livelli di intensità e distinta in attacchi di panico, o ansia acuta, e in ansia generalizzata.

Quest’ultima è uno stato di tensione diffusa e persistente, caratterizzata da un malessere generale i cui sintomi sono: importante sensazione di stanchezza con facile affaticabilità alternata al contrario da tensione motoria con tremori e incapacità di rilassarsi; stanchezza mentale con “testa vuota” o “leggera”, intervallata a paura, rimuginazioni, iperattenzione, distrazione, difficoltà di concentrazione e memoria, impazienza e irritabilità. Questi sintomi sono spesso accompagnati da altri caratteristici della sindrome ansiosa, come tachicardia, vertigini, bocca secca, sudorazione aumentata, formicolio alle mani e ai piedi, difficoltà digestive, un nodo in gola. La cura di questo tipo di stanchezza, per la medicina tradizionale, è quella mirata a correggere lo stato ansioso con ansiolitici, cioè farmaci antiansia, insieme con “tonici” neuromuscolari e con farmaci che migliorano la circolazione sanguigna cerebrale.

L’insonnia sporadica è un disturbo occasionale transitorio e di solito è legata a situazioni momentanee e soprattutto di tipo ansioso (ad esempio, eventi dell’indomani che destano preoccupazioni). L’insonnia cronica è invece un disturbo persistente nel tempo e che riduce notevolmente il benessere e le prestazioni della persona.

Intolleranze” di vario tipo

Contrariamente ai fenomeni di tipo allergico (notoriamente immediati con sintomi anche violenti e di relativa facile diagnosi) le reazioni di “intolleranza” sono più sfumate e con sintomi non subito chiaramente riferibili a una causa precisa. L’intolleranza infatti è una reazione morbosa lenta dell’organismo a sostanze “volatili” (aeree) respirate, a materiali in contatto con la cute, a componenti degli alimenti normalmente bene accetti dal corpo umano. Non è ancora ben chiaro quale sia il meccanismo causale delle intolleranze. Tuttavia l’abuso di farmaci come gli antibiotici, virus o batteri agenti sull’intestino, privilegio eccessivo nell’alimentazione di alcuni cibi rispetto ad altri, strapazzi fisici continui, “aderenze” cicatriziali intestinali post – operatorie, stress psicofisici cronici, scarsa assunzione di acqua, ritmi sonno – veglia o alimentari disequilibrati, stati cronici di agitazione mentale possono tutti provocare una modificazione sia del sistema immunitario (cutaneo, respiratorio, intestinale) sia dei meccanismi fisiologici di depurazione, di detossificazione e di ottimale utilizzo metabolico delle sostanze utili al corpo. Accade allora che nell’organismo si accumulino via via “tossine” parallelamente a un rallentamento dei processi metabolici insieme con quelli deputati all’eliminazione dei prodotti cosiddetti di “scarto”. Uno dei principali sintomi delle intolleranze, soprattutto di quelle alimentari, è proprio la stanchezza, dapprima “vaga” quindi sempre più marcata e associata via via a bocca amara o “impastata”, ventre spesso gonfio, lieve o marcata sensazione di mente confusa, irritabilità, dolori muscolari, mal di testa, a volte agitazione psichica simile a quella della sindrome ansiosa, vertigini, coliti o stitichezza, tachicardia, brividi senza febbre o “vampate” con rossori cutanei al petto e al volto, talvolta digestione lunga e laboriosa anche dopo piccoli pasti.

La diagnosi di intolleranza viene effettuata tra l’altro con un metodo chiamato Vega test: si tratta di uno strumento elettronico con misurazione atta appunto a individuare le sostanze che causano l’intolleranza. La terapia conseguente sarà di tipo dietetico, con esclusione dell’alimento incriminato, oppure di tipo detossificante, riequilibrante attraverso erbe, rimedi omeopatici, agopuntura.

Glicemia bassa

Si definisce ipoglicemia una diminuzione nel sangue del livello di glucosio. Il giusto mantenimento di un livello costante e adeguato di zucchero nel sangue (glicemia) è una delle più importanti funzioni della biochimica del corpo umano: il cervello necessita di zucchero per poter pensare in modo chiaro; i muscoli richiedono glucosio per potersi contrarre e funzionare in modo armonico. Alla vista occorre questa sostanza per adattarsi a varie sfumature di luce.

Due sono le ghiandole del corpo che intervengono per mantenere in equilibrio lo zucchero e per un suo uso ottimale da parte di numerose cellule e una costante quantità di zucchero circolante nel sangue: le ghiandole surrenali e il pancreas. Le prime producono adrenalina, sostanza finalizzata ad alzare il livello di zucchero nel sangue, il secondo invece secerne insulina, ormone che aiuta a “svuotare” il sangue di glucosio facendo sì che entri nelle cellule degli organi. Ebbene, sostanze largamente abusate come alcol, tè, caffè, tabacco, bevande contenenti cola e, non ultimi, stress emotivi e fisici, stimolano le ghiandole surrenali a produrre adrenalina in eccesso che provoca un innalzamento della glicemia. Se d’altro canto gli abusi descritti sono concomitanti a diete troppo povere di vitamine e sovraccariche di zuccheri raffinati, come zucchero bianco, farina bianca, cibi industriali, la glicemia tenderà ulteriormente a salire, con il risultato di richiedere continuamente insulina al pancreas. Così potrà conseguire uno stimolo pancreatico tale per cui anche di fronte a piccoli innalzamenti della glicemia vi sarà una grande risposta insulinica con abbassamento esagerato del livello dello zucchero. I sintomi saranno: stanchezza marcata costante, vertigini, insonnia, sudori freddi, tutti accompagnati da sensazioni di benessere dopo aver mangiato dolci, caffè e alcol, ma con successivo peggioramento. Frequenti sono sintomi come confusione mentale, perdita di memoria, difficoltà di concentrarsi, irritabilità, dolori articolari e muscolari, mal di testa.

La diagnosi viene posta attraverso la “curva da carico” attuata facendo assumere alla persona una determinata quantità di glucosio. Al paziente poi si preleva il sangue a intervalli regolari nell’arco di tempo di sei ore per stabilire come varia la glicemia. La terapia è necessariamente dietetica, con l’ovvia eliminazione dei carboidrati raffinati però con l’aumento di pesce, cereali integrali, verdure, insieme con integratori vitaminici e minerali.

Stanchezza da farmaci

Tante volte la stanchezza può essere provocata da farmaci, soprattutto quando si abusi di questi senza un costante controllo medico, preferendo una facile autocura piuttosto che la consulenza di un esperto. E’ il caso, per esempio, di tranquillanti e sonniferi, farmaci molto potenti a livello cerebrale, a volte assunti per troppo tempo e in dosi eccessive, che causano stanchezza associata a confusione mentale e sonnolenza.

Altri farmaci che producono stanchezza connotata da facile affaticabilità fisica, svenimenti, vertigini, sono i lassativi e i diuretici che, con i loro meccanismi d’azione, permettono al corpo di eliminare forti quantità di sodio e potassio (elementi essenziali per il “tono” dei vasi sanguigni, del sistema nervoso, dei muscoli).

Il “vuoto” di energia

Chiamiamo “stanchezza energetica” il particolare tipo di stanchezza affrontata dalla medicina tradizionale cinese. In Cina l’astenia è chiamata Xu Lao, dove Xu indica vuoto o esaurimento e Lao invece propriamente astenia. La stanchezza quindi per la medicina tradizionale cinese è dovuta a un “vuoto”, cioè a un’energia che si è consumata. Vediamo allora quali possono essere le cause degli esaurimenti energetici.

La costituzione debole. La costituzione di una persona è determinata da numerosi fattori: la salute dei genitori in generale e la loro età al momento del concepimento, le condizioni della gravidanza della madre, lo sviluppo psicosomatico durante l’infanzia e le malattie in quel periodo.

E’ possibile d’altro canto individuare debolezze costituzionali inerenti specifici organi riferendosi a problemi avuti nei primi dieci anni di vita. Per il cuore un sonno disturbato e nervosismo; ai polmoni, soprattutto quando si è rilevata una particolare sensibilità al freddo e frequenti malattie respiratorie insieme con pallore cutaneo e voce spesso debole; per la milza e lo stomaco, invece, debolezza muscolare, facile stanchezza con mancanza d’appetito e colorito del viso tendente al giallastro; al fegato, poi, nel caso di numerosi mal di testa e difetti visivi come la miopia; per i reni infine l’enuresi notturna, paure immotivate, sviluppo osseo carente.

Il lavoro eccessivo. Un giusto equilibrio tra riposo e lavoro è fondamentale per mantenersi in salute e parecchie situazioni di stanchezza cronica sono semplicemente causate da un’eccessiva attività lavorativa. Ebbene, per i cinesi il superlavoro consuma energia in generale e quando questa si è esaurita, il corpo attinge alle “riserve” energetiche depositate nei reni. Da ciò può conseguire un vuoto dell’energia renale che aggrava in modo considerevole l’astenia. L’energia di questi organi può essere peraltro “svuotata” anche indirettamente, soprattutto quando si lavora in piedi per molte ore al giorno oppure quando si sforza la mente per lungo tempo.

Dieta. Alimentarsi in modo errato è una delle cause più importanti per la rigenerazione dell’energia, cioè lo stomaco con la milza. Questi possono svuotarsi di energia non solo per le note cattive abitudini (come mangiare in fretta, “saltare” i pasti, fare spuntini stando in piedi, tornare subito al lavoro dopo pranzo), ma anche per il consumo eccessivo di cibi freddi – crudi o dal sapore prevalentemente “agro – acido”, come aceto, yogurt, mele verdi, pompelmi, arance, sottaceti, pomodori, pane integrale, spinaci, fermenti lattici.

Il parto. Subito dopo il parto, la donna è ovviamente provata per il grande consumo di energie in generale e per le perdite di sangue. L’energia del fegato si trova così in una situazione momentanea di vuoto; per i cinesi è questa la causa delle frequenti depressioni post – parto. Se non si attuano le dovute precauzioni alimentari e non ci si riposa adeguatamente (questo vale in egual misura anche dopo un aborto) il “vuoto” di fegato permane e i sintomi saranno: grande stanchezza, crampi, visione offuscata, tendenza ad allarmarsi facilmente, formicolii agli arti, unghie fragili, capelli secchi.

La psiche. Nell’antica medicina cinese ogni organo viene considerato depositario di un’energia non solo funzionale, ma anche psichica. Così la paura appartiene al rene, la gioia al cuore, la rabbia al fegato, le rimuginazioni mentali allo stomaco, la tristezza ai polmoni. Ebbene, gli eccessi, e così i lunghi periodi di situazioni psicologiche non esternate ma trattenute, sono in generale per i medici cinesi cause importanti di malattia. In particolare due sono gli stati emotivi considerati causa diretta di astenia:

  • le rimuginazioni ossessive, le preoccupazioni, gli stress e gli eccessivi lavori intellettuali; questi indeboliscono l’energia di stomaco e milza, che così non possono assimilare e distribuire efficacemente le sostanze nutrienti alimentari. I sintomi in questo caso sono, insieme alla stanchezza, pallore, inappetenza, desiderio continuo di coricarsi, lievi palpitazioni, nausea, diarrea, poco desiderio di parlare.

  • la paura e l’angoscia caratterizzanti la sindrome ansiosa; in questo caso si produce via via nel tempo una diminuzione dell’energia renale, con il caratteristico “blocco” della volontà, energia psichica caratterizzante i reni. I sintomi che accompagnano l’astenia sono dolori lombari, vertigini, acufeni (“fischi” alle orecchie) bocca secca, continui risvegli notturni, diminuzione della memoria.

Principi di terapia

Agopuntura, moxa (bastoncini o coni di artemisia utilizzati per scaldare punti di agopuntura), micromassaggio, correzioni dello stile di vita, Qigong (ginnastica fortificante) sono tutte terapie utili per curare l’astenia, insieme con consigli dietetici atti a “nutrire” con efficacia gli organi in deficit energetici. Vediamo in questo senso brevemente due esempi:

  • per nutrire stomaco e milza privilegiare orzo, castagne, miele, zucca, asparagi, carote, cavoli, uova, riso, lenticchie, patate;

  • per dare energia ai reni aumentare nella dieta fegato di manzo, lattuga, mandarini, arance, soia, tè, asparagi, cicoria, carne di montone, indivia.

Valutare i sintomi

Nel settembre 1990, durante un congresso scientifico, un noto ricercatore americano affermò di aver identificato il virus responsabile di una nuova malattia: la sindrome della stanchezza cronica. Questa, secondo quella relazione, sarebbe in grado di diffondersi come una vera e propria epidemia, trasformando persone iperattive in vere e proprie “larve” svuotate di energia. La notizia fece così scalpore che negli Stati Uniti, per esempio, nacquero circa quattrocento associazioni di “malati” dedicate alla sindrome. Ebbene, questa notizia data allora per certa si rivelò in seguito un bluff tanto che attualmente non si conosce un solo gruppo scientifico di ricerca riguardante la “stanchezza da virus”. La stanchezza, dunque, è un sintomo e non una malattia che occorre attentamente valutare con l’aiuto del medico, perché può essere un segnale importante di malattie oppure, più frequente, di disequilibri psicologici e corporei dati da molti fattori che possono essere ben individuati e corretti sia con la medicina ufficiale sia con quelle alternative.

Le regole d’oro per essere sempre in piena forma

CHE COSA SI’ E CHE COSA NO

  • rispettare orari di lavoro ragionevoli e concedersi più volte, nell’arco della giornata, brevi pause per “staccare” con la mente e con il corpo;

  • evitare l’inattività, perché paradossalmente essa provoca stanchezza, mentre è molto utile praticare sport;

  • coricarsi e svegliarsi sempre alla stessa ora, senza variare gli orari durante la settimana;

  • coricarsi e svegliarsi sempre alla stessa ora, senza variare gli orari durante la settimana;

  • il pasto serale sia leggero, per consentire un buon riposo evitando di bere alcolici soprattutto dopo cena;

  • tè, caffè, fumo, cioccolata contengono sostanze “eccitanti” ma controproducenti perché il loro effetto è di breve durata e non cura la stanchezza;

  • isolarsi davanti alla TV non aiuta a svuotare la mente dai pensieri e dalle preoccupazioni; meglio uscire con gli amici, comunicare con i propri familiari, giocare con i figli;

  • “hobby” gratificanti e momenti di autentica libertà aiutano a evitare la stanchezza;

  • agire di fretta affatica: meglio risolvere i problemi uno alla volta;

  • fare con piacere, non per dovere, quel che si fa. Anche nella vita di coppia concedetevi autentici momenti affettivi e non accettate come forzature i “doveri coniugali”: la “stanchezza sessuale” potrebbe essere dietro l’angolo;

  • a tavola aumentate il consumo di cereali integrali, vegetali a foglia verde, limoni, noci, miele.

OLIGOTERAPIA

La cura con gli elementi minerali è molto utile quando la stanchezza è provocata dai cambi di stagione:

  • assumere manganese – cobalto a giorni alterni se invece la stanchezza si presenta al mattino e il sonno è disturbato;

  • assumere zinco – nichel – cobalto quando l’astenia si presenta più volte durante la giornata, alternata a momenti in cui si sta bene e accompagnata da senso di sfinimento, testa vuota e fame improvvisa;

  • zinco e rame è l’associazione di oligoelementi più utile da assumere a giorni alterni per due settimane, quando la stanchezza non ha un orario fisso e si associa a disturbi sessuali.

OMEOPATIA

Per stabilire la terapia, il medico omeopata deve sapere l’orario in cui la stanchezza si presenta, i fattori climatici ed emotivi che la migliorano o la peggiorano, che cosa la stanchezza impedisce di fare.

  • l’arsenicum album” è il rimedio per chi avverte stanchezza la mattina soprattutto se accompagnata da ansia e angoscia e migliorata dal caldo e dal movimento;

  • la “brionia” è il rimedio per le stanchezze che insorgono la mattina e sono migliorate dal fresco e dall’immobilità;

  • il “natrum muriaticum” è utile alle persone con stanchezza serale accompagnata alla necessità di “essere lasciati in pace” e alla difficoltà di addormentarsi perché la mente è assediata dai pensieri;

  • la “sulfur” cura la stanchezza pomeridiana, spesso descritta come “fiacca” e associata spesso a una sensazione di vuoto allo stomaco che migliora all’aria fresca e peggiora con il caldo.

FITOTERAPIA

Rosmarino, alloro, salvia sono alcune erbe aromatiche che la tradizione erboristica spesso indica come efficaci rimedi antistanchezza in generale. Ma vediamo di seguito alcune erbe più specifiche per i vari tipi di stanchezza:

  • eleuterococco: adatta alla stanchezza da “stress” fisici e mentali, caratterizzati da svogliatezza e da lieve stato depressivo. E’ la pianta più usata per le sue proprietà toniche, riequilibranti l’umore e calmanti nei casi di stanchezza con ansia;

  • assenzio: potente e stimolante dell’organismo e dell’appetito, capace di aiutare le stanchezze dovute a deperimento dopo malattie. E’ una pianta da usare con cautela per pochi giorni e con dosaggi decisi dal medico;

  • ginseng: ormai famosa pianta nota in tutto il mondo come ottimo tonico del corpo. Stimola il sistema nervoso, aumenta il rendimento fisico e intellettuale, migliora l’attenzione, diminuisce la sensazione di fatica. Contrariamente a quanto si crede questa, per i cinesi, “radice della vita” ha una certa tossicità in caso di abuso (può aumentare la pressione arteriosa) per cui se ne raccomanda l’assunzione per “cicli” di due – tre settimane;

  • fieno greco: ottimo ricostituente per le stanchezze date da malattie infettive, nelle magrezze o in tutte le astenie accompagnate da diminuzione dell’appetito.

Dott. Antonio Turetta

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