In Germania l'hanno li stanno già utilizzando
Mercedes, Bmw e Volkswagen-Audi. Dal 1995 nella
Mercedes classe E i pannelli delle portiere sono a
base di juta, e oggi l'uso di materiali vegetali
nelle auto in Germania è triplicato: nel 1999
toccava le 15mila tonnellate. Per le industrie
automobilistiche smaltire le carcasse e liberarsi
dei rottami è diventato un costo ingente. Un'auto
fatta di materiali biodegradabili, può essere
smaltita in qualsiasi discarica e oltretutto senza
inquinare. Attualmente si stanno sperimentano
componenti ottenuti da una specie di bamboo chiamato
Elephant grass (Mischantus) ancora più semplice da
trattare (per renderlo abbastanza resistente) della
canapa. Ma la vera sfida non è quella delle parti
interne ma quella di costruire i pezzi esterni.
Le porte, i pannelli, i cruscotti e i cofani in
materiale vegetale pesano circa il 30 per cento in
meno dei soliti materiali. Il che significa minori
consumi di carburante. Le fibre della canapa sono
resistenti quanto l'acciaio ma fabbricarle costa
molto meno. Le fibre vegetali vengono pulite,
scaldate, a volte miscelate con plastiche
biodegradabili e quindi messe in forma. Quando
l'auto è arrivata a fine carriera, basta
seppellirla, senza motore, batterie, gomme, e
vetri.
Un bel vantaggio: solo negli Usa ogni anno vanno in
pensione 11 milioni di auto. Più del 90 per cento
vengono in qualche modo smontante, riciclate e
ridotte a un cubo di ferro. Ma il 25 per cento del
peso totale di questi 11 milioni di macchine diventa
immondizia. E si parla di plastiche, schiume, vetro
e gomma. Insomma in attesa del motore ad idrogeno,
dell'ibrido celle elettrolitiche-benzina o del
gasolio vegetale, la carrozzeria di canapa è un
altro passo avanti. E c'è anche il lino, il cotone,
la soia. Ancora: entro il 2010 negli Stati Uniti
pensano di riuscire a sostituire con le fibre
vegetali almeno un quinto della vetroresina usata
oggi nelle macchine.
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