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Rapporto Ecosistema Urbano 2001 di Legambiente

 

Ecosistema Urbano 1994-2000. Sette edizioni di monitoraggio dei 103 capoluoghi di provincia italiani, sette anni durante i quali la qualità ambientale delle città è diventata sempre di più, nella percezione dei cittadini ma anche nell'azione di molte amministrazioni, un "ingrediente" essenziale della qualità urbana in generale. Molti cambiamenti in questi sette anni. La raccolta differenziata, per esempio, che in una buona metà dei nostri centri urbani ha fatto veramente passi da gigante. O i sistemi di monitoraggio della qualità dell'aria, divenuti biglietto da visita obbligato per ogni amministrazione che si rispetti, elemento indispensabile per dare una prima risposta, sia pure solo in termini di controlli, alla voglia crescente di aria pulita degli italiani. Poi l'attivismo positivo di molti "nuovi sindaci", quelli eletti direttamente nel '93, che hanno compiuto scelte importanti come dare impulso alla lotta contro l'abusivismo edilizio o pedonalizzare strade e piazze sottraendole al traffico e allo smog e restituendole all'uso quotidiano dei cittadini.
Questo slancio, sia pure parziale e non uniforme, non viene confermato in Ecosistema Urbano 2001. Anzi, si osserva una complessiva "perdita di velocità", quasi che l'ambiente non sia più tra le preoccupazioni principali di sindaci e amministratori: rallentamento che certamente è più grave per il Mezzogiorno, le cui città con pochissime eccezioni confermano, e in alcuni casi aggravano il distacco dal resto d'Italia (esemplare la situazione dello smaltimento dei rifiuti, con molti centri del Sud dove la raccolta differenziata resta inchiodata allo 0), ma che riguarda tutti (nella classifica generale tutti i capoluoghi restano ben al di sotto dell'eccellenza). 
Il settore che più di tutti fa le spese di questa frenata generale è quello della mobilità: in una quarantina di capoluoghi vi è un piccolo aumento dell'uso del mezzo pubblico (frequenza di viaggi per abitante all'anno), ma l'uso dell'auto privata continua a crescere dappertutto, in termini assoluti e in percentuale. Risultato questo sia delle politiche troppo "timide" di gran parte degli amministratori, della loro diffusa resistenza ad attuare provvedimenti incisivi (aumento degli spazi pedonali, delle corsie preferenziali e delle zone a traffico limitato, maggiore diffusione della sosta a pagamento, tariffazione dell'ingresso nei centri storici), sia delle politiche nazionali (basti pensare che l'ultima Finanziaria destina al trasporto pubblico metropolitano appena 75 miliardi). 
Le auto, si diceva, continuano a crescere. Nel 2000 circolavano 32,5 milioni di macchine, con una densità media nelle quattro città più grandi di 65 auto ogni 100 abitanti (65 a Napoli e Torino, 66 a Milano, 67 a Roma). E intanto molti sindaci sembrano soprattutto preoccupati di aprire nuovi cantieri megagalattici, riproducendo in 16° quella politica che il governo propone su scala nazionale. Che dire per esempio della richiesta (esaudita) di Albertini di ottenere poteri commissariali nella gestione degli appalti per le nuove infrastrutture, quando in 5 anni non ha fatto fare un solo passo avanti alla "telenovela", ridicola quanto vergognosa, del depuratore di Milano? O ancora di tutti quei sindaci che invece di affrontare i problemi del traffico e dell'inquinamento preferiscono contrattare con Regioni e governo la realizzazione di nuove tangenziali, svincoli, collegamenti stradali veloci?
Insomma, anche la classe dirigente dei comuni capoluogo sembra contagiata dalla sbornia delle "grandi opere" (ricordare i Mondiali di calcio del '90, le Colombiane del '92, Tangentopoli), mentre si fa sempre più vistoso il distacco tra le due Italie. Le città del Sud sono fortemente penalizzate dal fenomeno tuttora consistente dell'abusivismo edilizio, da una raccolta differenziata dei rifiuti spesso inesistente, dall'insufficienza dei sistemi di depurazione delle acque: così in Ecosistema Urbano 2001 la bassa classifica è prerogativa quasi esclusiva del Mezzogiorno. 
Da sottolineare, infine, che la minore attenzione degli amministratori ai problemi ambientali delle città appare in forte distonia con le opinioni dei cittadini. Il 60% degli abitanti dei 10 centri urbani più grandi considera tanto il traffico che lo smog problemi "gravi". A Milano la percentuale supera l'80%.

 

 

 


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