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Polveri nel sangue

 

I particolati presenti nell'atmosfera inquinata delle nostre città, una volta inalati, non restano nei tessuti polmonari ma penetrano in circolo, raggiungendo in breve tempo tutti gli organi. Questo, secondo i ricercatori dell'Università cattolica di Leuven, in Belgio, sarebbe il meccanismo con cui l'inquinamento inguaia cuore e vasi aumentando la morbilità e la mortalità cardiovascolare.
Lo hanno verificato direttamente, visualizzando come in una scintigrafia il passaggio dall'aria inspirata al sangue e ai tessuti di particelle simili a quelle inquinanti, legate a un isotopo radioattivo. "Anche se può essere l'anello che mancava per spiegare l'effetto deleterio degli inquinanti sul sistema cardiovascolare, si tratta senza dubbio di un riscontro sorprendente, perché si era sempre pensato che la barriera tra polmoni e sangue consentisse il passaggio solo a gas e vapori ma fosse impermeabile alle particelle" ha sottolineato Ben Nemery, pneumologo coordinatore dello studio pubblicato su Circulation. La barriera polmonare, invece, si è rivelata molto meno insuperabile, almeno per le particelle più piccole, le più pericolose, che provengono soprattutto dai motori diesel. L'équipe di Nemery ha fatto respirare a cinque volontari sani, di età compresa tra i 24 e i 50 anni, un aerosol contenente particelle di carbonio ultrafini (del tutto simili alle frazioni ultrafini dei particolati inquinanti) legate al tecnezio-99. Subito dopo aver inalato la miscela, i soggetti sono stati esaminati con una gamma camera e sottoposti, nel frattempo, a diversi prelievi di sangue per un'analisi cromatografica, da cui è emersa con chiarezza la rapida, e purtroppo efficace, immissione delle particelle nella circolazione. "La radioattività è presente in circolo già un minuto dopo l'inalazione dell'aerosol, raggiunge il massimo dopo 10 o 20 minuti e rimane su alti livelli per almeno un'ora" spiega Nemery. "Quindi va ad accumularsi in vari organi, tra cui il fegato e la vescica. Nel sangue sono presenti sia la forma ossidata dell'isotopo sia la forma legata alla particella". A detta del ricercatore belga sembra proprio la penetrazione in circolo dei particolati l'elemento chiave del danno cardiovascolare da inquinamento, anche se i meccanismi patogenetici restano tutti da scoprire: non è nemmeno chiaro, infatti, se le particelle siano dannose di per sé o per le sostanze tossiche che veicolano sulla loro superficie. Qualche risposta, comunque, sta già arrivando. Negli Stati Uniti, all'Università del Michigan ad Ann Arbor, un altro gruppo di ricercatori, servendosi dell'ecografia vascolare ad alta risoluzione, ha dimostrato che l'inalazione di aria inquinata ha un effetto vasocostrittore. "Inalando per due ore una miscela di ozono e particelle analoghe a quelle dello smog cittadino, l'arteria brachiale subisce una costrizione, non di grossissima entità (tra il due e il quattro per cento) ma significativa, anche nelle persone sane" ha detto Robert Brook, uno degli autori dello studio. "Un effetto che non compare quando si inala aria filtrata e che potrebbe avere conseguenze ben più gravi a livello di arterie più piccole e più importanti, come le coronarie o le arterie cerebrali, soprattutto se già ostruite da fenomeni aterosclerotici".

Fonte: Zadig, Agenzia di Giornalismo Scientifico

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