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Vertice di Johannesburg tra compromesso e delusione

 

Aspettative troppo alte, ingenerano delusione. Sembra una massima buddista, ma e' solo il risultato dei dieci giorni di confronto e trattative tra 190 paesi del mondo al Vertice della terra, che si e' concluso nei giorni scorsi a Johannesburg e che probabilmente segnera' la fine dei summit con dimensioni da mammut. Kofi Annan, segretario generale dell'Onu, non si faceva troppe illusioni: ''Dobbiamo stare attenti a non aspettarci che conferenze come queste possano fare miracoli. Questo e' solo l' inizio, ma e' un inizio imporante'', ha detto, riconoscendo che ''non tutto quanto volevamo e' stato ottenuto''. Il compromesso e' stato il filo conduttore di questi dieci giorni. Dal Summit sono usciti due documenti distinti: una dichiarazione politica, che riafferma solennemente l'impegno dei Grandi della terra per uno sviluppo sostenibile; un Piano di azione, che fissa le cose da fare per dare concretezza a questo impegno. 
I testi definitivi di entrambi i documenti risultano molto annacquati rispetto alle formulazioni originarie. ''Il vertice di Johannesburg ha mancato di impegno e di audacia'', ha denunciato il presidente venezuelano Hugo Chavez, il cui paese presiede il gruppo dei paesi in via di sviluppo (G77). ''Noi passiano da un vertice all'altro, mentre la nostra gente passa da un abisso all'altro. Sembra un dialogo tra sordi''. Romano Prodi, presidente della Commissione europea, non e' stato drastico: ''Il risultato del vertice e' positivo, anche se non e' quello che ci si poteva aspettare'', ha detto. L'Unione europea non e' riuscita ad imporre una data precisa per l'aumento dell'energia pulita sul totale dell'offerta. Aveva proposto il 15% in piu' entro il 2010, ma Stati Uniti, Giappone e i paesi produttori di petrolio hanno fatto blocco, impedendo qualsiasi passo avanti. L'Ue si e' consolata con l'annuncio della Russia a favore della ratifica del Protocollo di Kyoto, che consente di rendere operativo il 'patto' contro i gas ad effetto serra, firmato nel 1997. In compenso, pero', nella dichiarazione politica e' scomparso ogni riferimento al Protocollo di Kyoto: colpa (o merito), ancora una volta, dell' ostruzionismo americano. Il segretario di Stato Usa Colin Powell (fischiato durante il suo discorso) ha parlato di un risultato positivo. Ma ha ribadito la filosofia americana: ''Il Piano e' una buona cosa, ma le azioni sono meglio''. Gli americani si sono opposti a indicare obiettivi stringenti sui vari capitoli, spingendo piuttosto per favorire le partnership, cioe' la cooperazione tra pubblico e privato per portare avanti una miriade di progetti. Un'impostazione che si e' incontrata con la presenza a questo summit di molte imprese, che si sono proposte come partner per le strategie di sviluppo sostenibile. La dichiarazione finale le impegna a rafforzare la loro responsabilita' sociale e ambientale. Ma la formulazione - hanno accusato ambientalisti e Ong - e' troppo debole. E dal testo originario e' scomparsa anche la necessita' di sottoporre le partnership (all'Onu ne sono gia' arrivate 562) al monitoraggio delle Nazioni Unite. 
L'ambiente e' stato il parente povero di questo Summit. La protezione degli ambienti marini e' l'unica novita' uscita da Johannesburg. L'attenzione si e' concentrata di piu' sul commercio. Ma anche qui senza passi in avanti. L'Unione europea ha confermato gli impegni a ridurre i sussidi all'agricoltura, ma rinviando il tutto all'agenda dei negoziati per la liberalizzazione del commercio mondiale, definita nel novembre scorso a Doha (Qatar). Gli Usa sono stati ancora piu' generici. E anche per gli aiuti allo sviluppo non si e' andati oltre a quanto gia' concordato alla Conferenza di Monterrey. La Ue portera' gli aiuti dallo 0,33% del Pil allo 0,39% entro il 2006. Gli Usa, fanalino di coda dei donatori internazionali con lo 0,11%, si sono impegnati a cercare fondi per aumentare i loro contributi di 5 miliardi di dollari l'anno per i prossimi tre anni. ''Non e'abbastanza, bisogna fare di piu''', ha commentato Prodi.

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