L'inquinamento atmosferico restringe i vasi
sanguigni. È questo il risultato di uno studio
condotto presso l'Università di Toronto e pubblicato
sulla rivista Circulation. La scoperta, che mostra
per la prima volta l'effetto fisiologico
dell'inquinamento sul sistema vascolare, potrebbe
spiegare la correlazione tra esposizione a
concentrazioni elevate di inquinanti e insorgenza di
malattie cardiovascolari. Tale correlazione era,
fino a questo momento, sostenuta solo
dall'abbondanza di dati epidemiologici. Robert Brook
e colleghi hanno sottoposto un gruppo di 25 soggetti
sani (età media 35 anni) a elevate concentrazioni di
ozono e polveri ultrafini (il cosiddetto PM 2,5,
costituito da particelle derivanti dalla combustione
di carburanti fossili e aventi diametro inferiore ai
2,5 millesimi di millimetro). I ricercatori hanno
misurato con gli ultrasuoni il diametro delle
arterie dei volontari, prima e dopo l'esposizione.
Risultato: dopo aver respirato ozono e polveri (la
concentrazione delle polveri era di 150 microgrammi
per metro cubo, circa il doppio delle soglie
indicate dall'ente americano per la protezione
ambientale, l'Epa), le arterie dei volontari si
erano ristrette del 2-4 per cento. "I nostri
risultati", spiega Brooks, "sono una chiara
dimostrazione del fatto che concentrazioni
significative di inquinanti atmosferici comuni,
rilevabili nelle aree urbane, hanno un effetto
negativo sul sistema vascolare". È vero che, come
osserva Brooks, la costrizione vascolare rilevata
negli esperimenti difficilmente può essere causa di
malattie nei soggetti sani, ma può scatenare crisi
cardiache negli individui a rischio. Secondo le
stime dell'Epa, nel 1996 l'inquinamento atmosferico
ha contribuito a 60mila decessi correlati a malattie
cardiovascolari.
Fonte: Galileo
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