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Il primo veicolo italiano fuel cell alimentato ad idrogeno

 

Le mascherine da chirurgo che i pedoni ed i motociclisti adottano per proteggersi dalle emissioni pestifere che vengono dagli scarichi delle macchine e dei motorini, così come la chiusura rapida dei finestrini delle auto quando ci si trova incolonnati nel traffico sono due minimi accorgimenti che di solito si adottano contro l'inquinamento urbano da emissioni di veicoli a motore che, in termini di ossidi di carbonio, ossidi di azoto e idrocarburi, risulta in certi periodi talmente alto da costringere i comuni a correre ai ripari con lo stop, magari soltanto per una giornata, dell'uso di autoveicoli!
Il trasporto automobilistico è, infatti, 10 volte più elevato di quello con autobus, treno ed aereo, tanto è vero che la Comunità Europea ha fissato il 2010 come limite massimo per abbassare almeno di un 75 % le pesanti emissioni dovute al traffico urbano.
IL CNR ha raccolto la sfida attraverso i propri organi di ricerca di Napoli e di Messina -rispettivamente l'Istituto Motori, diretto dal prof. Felice Esposito Corcione, e l'Istituto di Tecnologie Avanzate per l'Energia "Nicola Giordano", diretto dall' ing. Gaetano Cacciola - i quali, in collaborazione con l'Enea, con il Ministero dell'Ambiente e Fiat Auto hanno messo a punto e presentato all'inizio dell'anno il primo Veicolo a zero emissioni, che utilizza idrogeno, trasportato a bordo, per produrre l'energia elettrica per la trazione.
La grande innovazione è la pila a combustibile (fuel cell) messa a punto dall'Istituto di Messina, che ha conferito appunto una svolta particolare al settore della propulsione avanzata, con lo studio e la caratterizzazione dei sistemi di conversione di idrogeno in energia elettrica attraverso le fuel cell. L'idrogeno immagazzinato in bombole ad alta pressione in forma gassosa, viene inviato a pressione costante all'anodo della pila, ove in presenza di un catalizzatore al platino si ionizza positivamente (protone) rilasciando due elettroni; il protone passa, quindi, attraverso una membrana selettiva "protonica", chiamata Proton Exchange Membrane (PEM) per incontrare l'ossigeno inviato sul catodo per mezzo di un compressore a portata variabile. 
L'Istituto Motori del CNR ha condotto l'attività di ricerca relativa alla caratterizzazione sperimentale al banco prova del sistema fuel cell e la gestione dei flussi energetici a partire dalla conversione di idrogeno in energia elettrica, al suo accumulo nel pacco batterie, fino all'utilizzo dell'energia meccanica, prodotta all'asse del motore elettrico di trazione. Il futuro dei trasporti su strada sarà strettamente connesso con la validità strategica della propulsione a basso impatto ambientale. Infatti, molte aziende del settore automotoristico come Daimler-Chrisler, GM, Toyota, Ford Europa, BMW e Delfi Automative System si stanno impegnando per lo sviluppo di sistemi a fuel cell. 
Ma, c'è un ma! non sarà facile mandare in soffitta il vecchio motore a combustione interna, quello che ci ha fatto superare l'èra del vapore, che ci ha accompagnato per gli ultimi cinquant'anni, e....che riempie di emissioni asfissianti l'aria dei centri urbani! Troppo interessante - come sottolinea l'ing: Corcione - per rinunciare ai suoi servigi!. Di esso in vari laboratori del mondo si sta ora studiando una versione "pulita", che risponda alle norme europee e si integri, così, in un contesto ecologico sostenibile. Insidiato dappresso dal motore elettrico ad idrogeno fuel cell, non ha nessuna voglia di occupare un posto di secondo piano, in quanto, almeno per ora, resta il motore con maggiore autonomia. E nella sfida, che vedrà la messa a punto di tecnologie idonee per far fronte alle forti emissioni inquinanti ed arrivare alla riduzione richiesta dall'Unione Europea, il motore a combustione termica vuole fare la sua parte.
Vi stanno lavorando, tra gli altri, i ricercatori dell'Istituto Motori del CNR di Napoli che stanno studiando alcune tecniche diagnostiche innovative, basate sull'interazione luce-materia. In particolare, l'Istituto CNR ha messo a punto due motori "trasparenti" sui quali si stanno ottimizzando i processi termofluidodinamici che producono emissioni inquinanti. Lo studio si basa sulla diagnostica ottica della combustione, che consente da un lato di approfondire i meccanismi di base della formazione della miscela, della combustione delle specie gassose (ossidi di azoto) e, dall'altro, di determinare le particelle di particolato di dimensioni nanometriche, considerate altamente inquinanti e cancerogene.
Se alla maggiore autonomia, il motore a combustione interna, iniezione diretta common rail, potrà aggiungere una ridotta emissione di inquinanti allo scarico e di emissioni di ossido di azoto, diventerà veramente competitivo!

 

 

 


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