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Francia: l'eolico non è la soluzione

 

"L'eolico non è in Francia, né in nessun paese evoluto, la soluzione miracolo". Tale è la conclusione del rapporto che ha appena reso pubblico l'ufficio parlamentare di valutazione delle scelte scientifiche e tecnologiche. Un giudizio che contrasta con la strategia adottata, in questo campo, dall'Unione Europea e dalla Francia. Per soddisfare il protocollo di Kyoto sulla riduzione delle emissioni di gas serra, l'unione europea ha scelto di privilegiare il ricorso alle energie rinnovabili e principalmente l'energia eolica. Una direttiva recente prevede di aumentare dal 14% al 22%, entro il2010, la parte delle energie rinnovabili nei consumi di elettricità dei Quindici. 
La Francia si è impegnata a portare questa la propria quota che oggi è del 15% (grazie ai grandi impianti idroelettrici), al 21% in dieci anni. Per raggiungere questo obiettivo, i poteri pubblici ed EDF puntano prioritariamente sull'eolico. Ora, stimano gli autori del rapporto, Claude Birraux, deputato (UDF) dell'Alta-Savoia e Jean-Yves Il Déaut, deputato, PS, del Meurthe-e-Mosella, "la Francia non può accontentarsi di una focalizzazione sull'elettricità rinnovabile ed ancora meno di un mono-specializzazione sull'eolico. Sottolineano i due deputati che gli investimenti sono considerevoli: "Il costo dei 14 000 megawatt eolici necessari per soddisfare alla direttiva europea sarà dell'ordine di 18 miliardi di euro." In queste condizioni, è meglio puntare sull'energia solare termica e sui biocarburanti, perché, affermano, "la redditività di un programma ambizioso in questi campi sarà più elevata". Tra i grandi settori consumatori di energia in Francia, "il residenziale-terziario ed i trasporti sono in grande crescita", mentre l'industria è riuscita a stabilizzare i suoi bisogni e la parte dell'agricoltura è trascurabile. Nel settore residenziale come nel terziario, il riscaldamento e la fornitura di acqua calda rispettivamente l'80% e il 60% dei consumi energetici. Lo sviluppo del solare termico, particolarmente adatto a questi bisogni, appare ai relatori come "una precedenza assoluta" dunque. Stimano che 20 milioni di tonnellate equivalenti petrolio potrebbero essere economizzati così, all'orizzonte 2010-2015, nei settori residenziale e terziario. Un'economia di pari grandezza potrebbe essere realizzata anche nei trasporti, con l'utilizzo massiccio di biocarburanti. In totale, "il risparmio realizzato ogni anno potrebbe raggiungere 40 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, o 9 miliardi di euro, su una fattura energetica che ha raggiunto 23 miliardi di euro nel 2000". Con il risultato di "una riduzione del 30% delle emissioni di gas serra". Anche l'ufficio parlamentare che ha approvato il rapporto all'unanimità, consiglia di lanciare due grandi programmi nazionali. Il primo sullo sviluppo del solare termico, con l'obiettivo di raggiungere una produzione di 1 milione di metri quadrati di collettori solari nel 2010. Il secondo sulla produzione di biocarburanti, grazie all'utilizzo di 4 milioni di ettari per culture "energetiche". Questi obiettivi, insistono i relatori, suppongono tutto insieme una volontà politica, degli incentivi fiscali ed un'implicazione degli industriali. Ma esigono anche "un cambiamento di scala degli sforzi di ricerca e sviluppo." La Francia negli ultimi quindici anni, ha dedicato 130 milioni di dollari alla ricerca, un investimento due volte e mezzo inferiore a quello del Regno Unito e dieci volte inferiori che quello della Germania. Ed il fossato è abissale rispetto a Stati Uniti e Giappone che spendono 200 milioni di dollari annualmente.

 

 

 


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