Sarà inaugurata ufficialmente ad aprile la nuova
area protetta, nata da un accordo tra Sudafrica,
Zimbabwe e Mozambico. Terre per decenni devastate da
guerre e carestie possono offrire una grande
possibilità di sviluppo economico. Mandela ha aperto
il primo varco nel confine, "liberando" trenta
elefanti del Kruger Park.
E´ l´arca del nuovo millennio, carica di leoni,
elefanti e rinoceronti, ma anche uomini, piante,
mercanzie. Quello che ad aprile prenderà il via nel
sud dell´Africa sarà il più imponente spostamento di
animali della storia, la più vasta riserva naturale
del pianeta, il più ambizioso progetto eco-turistico
di tutti i tempi. E anche un segnale forte di
pacificazione in una delle regioni al mondo più
martoriate dalle guerre civili. Un concentrato di
primati che per una volta spetta a un´avventura
tutta africana: il parco transfrontaliero del Gran
Limpopo. Oltre 35.000 chilometri quadrati di
territorio (che diventeranno centomila a progetto
completato) tra Sudafrica, Zimbabwe e Mozambico. Tre
parchi - o zone protette - già esistenti nei tre
paesi (il Kruger sudafricano, il Gonarezhou dello
Zimbabwe e l´area protetta mozambicana "Coutada 16")
si uniranno con "corridoi biologici" in un´unica
area che restituisca alla regione la sua vera
natura: quella di unità ecologica globale. Stesse
specie animali, stessa conformazione fisica, stessa
flora, popolazioni etnicamente omogenee, ma una
storia di guerre e catastrofi naturali che hanno
fatto milioni di morti e profughi, dissanguato le
economie e distrutto un ecosistema prezioso e dalle
enormi potenzialità di sviluppo. Il superparco
dovrebbe servire proprio a questo: ristabilire le
antiche vie delle migrazioni animali e tutti gli
altri scambi sensibili per l´ecosistema, restituendo
anche una possibilità di sviluppo in zone
incompatibili con altre forme di sfruttamento. E
offrire ai turisti un enorme paradiso da esplorare:
savana per i safari fotografici a caccia dei
rarissimi rinoceronti, zone umide per il
bird-watching, grandi laghi per traversate
avventurose, magnifici resort immersi nel verde.
"Questi tre stati hanno in comune razza, cultura,
storia. E un fiume, il Limpopo, che dà la vita a
piante e animali senza chiedere la loro
cittadinanza". Come sempre efficace e romantico, è
stato l´ex presidente sudafricano Nelson Mandela ad
aprire, quattro mesi fa, la prima breccia nel
confine con una cerimonia di grande suggestione.
Trenta elefanti "sudafricani" del Kruger park hanno
attraversato il fiume Shigwedzi e sono entrati in
Mozambico, primo esempio di "libera circolazione
degli animali" in questa inedita "unione
naturalistica" dell´Africa australe. L´impulso viene
dal Sudafrica, paese da sempre sensibile al
conservazionismo, che ha saputo coniugare ricchezza,
occupazione e protezione ambientale. Ma è stato con
Mandela che è nata l´idea di utilizzare questa
risorsa per riallacciare il dialogo con i vicini, ex
eterni nemici, ed esportare il know how del turismo
ecocompatibile. Il primo parco senza confini risale
a due anni fa: è il Kgalagadi Transfrontier Park,
tra Sudafrica e Botswana. L´atto di nascita del
superparco del Limpopo è dell´ottobre '99, siglato a
Maputo da Mozambico, Sudafrica e Zimbabwe. Due anni
di studi hanno permesso di individuare i punti di
accesso nelle frontiere, le regole di movimento per
gli uomini, i rischi di trasmissione di malattie
dagli animali selvatici agli allevamenti,
l´armonizzazione della legislazione, la formazione
professionale per chi troverà lavoro nel parco. Una
parte dell´opera porta una firma italiana: è quella
del Cesvi, Ong umanitaria che in Zimbabwe da due
anni lavora a un progetto del ministero degli Esteri
italiano per la mappatura di aree di cui nei decenni
si sono persi i dati reali su confini, conformazione
e densità abitativa. "Con foto aeree e raffronti
siamo ora in grado di indicare al governo locale
dove aprire i "corridoi biologici" per far passare
gli animali - spiega Luca Guarneri, responsabile per
l´Africa del Cesvi - L´obiettivo è trovare i punti
giusti per non entrare in conflitto con lo
sfruttamento delle risorse da parte della
popolazione". Poi si tratterà di educare gli
abitanti a convivere con il parco, e non sarà
impresa facile.
Un lavoro immane che certo vede nel Kruger
sudafricano - con il suo secolo di storia e oltre un
milione di turisti l´anno - la "corazzata" del
superparco, considerato che il Gonarezhou ha
ospitato appena 5000 visitatori l´anno scorso e che
la riserva mozambicana è stata finora inaccessibile
al pubblico a causa della guerra. I sudafricani però
ci tengono a non fare la parte dei "padroni": "La
chiave del successo è nella condivisione - dice Leo
Braak, ex direttore del Kruger e primo coordinatore
del progetto - Il Gran Limpopo non è un´estensione
del Kruger. Siamo una squadra, e contiamo su aiuti
americani, europei e della Banca Mondiale. Non
possiamo fallire".
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