Dopo due settimane di lavori, la conferenza si
chiude con un mancato accordo.Si sarebbero dovuti stabilire degli impegni concreti
che attuassero il Protocollo di Kyoto, il quale
stabilì nel 1997, che entro il 2010 le emissioni dei
Paesi industrializzati dovevano essere ridotte del
5,2 per cento rispetto al 1990.
L'accordo non c'è stato a causa dello scontro tra
Unione Europea e Stati Uniti riguardante la proposta
americana sul modo di conteggiare le riduzioni delle
emissioni di 'gas serra'.
Gli Usa vorrebbero contare anche la diminuzione di
anidride carbonica determinata dall'assorbimento di
questo gas da parte di boschi e foreste, in questo
modo raggiungerebbero l'80% della quota di riduzione
spettante secondo gli accordi di Kyoto.
Questo meccanismo di scambio alberi contro
emissioni, non convince la Ue.
Gli alberi immagazzinano una grande quantità CO2
sotto forma di carbonio, ma prevalentemente durante
la fase di crescita, dopo di che il bilancio tra CO2
emessa e assorbita va in pari.
Quindi solo delle nuove piantumazioni possono essere
considerate una diretta riduzione delle emissioni di
gas, per cui vengono proposte immense piantagioni di
alberi a crescita rapida, in particolare di
eucalipti, specie particolarmente efficace
nell'immagazzinare l'anidride carbonica.
Una volta cresciuto, però, l'albero deve essere
abbattuto per lasciare posto ad una nuova pianta in
crescita. Se il legno viene bruciato, o degradato
(trasformato in carta o legname) in breve tempo
(qualche anno) il carbonio accumulato ritornerà' in
circolazione.
In questo modo l'abbattimento di emissioni diventa
nullo.
Oltre ad essere poco efficace, la politica delle
piantagioni rappresenta una minaccia alle foreste
primarie: la ricerca di grandi estensioni da
coltivare con nuovi alberi, potrebbe comportare il
disboscamento di parti di foreste millenarie e di
ecosistemi naturali.
Non solo USA ma anche Giappone, Canada e Australia
vogliono evitare le riduzioni utilizzando questo
sistema, ottenendo crediti per aver piantato alberi,
ma non debiti per averli tagliati. Esiste già il
caso di una compagnia energetica australiana
implicata nella distruzione di una foresta nativa e
nella sua sostituzione con piantagioni di eucalipti
a crescita rapida per ottenere i crediti dal
protocollo.
Il Congresso dell'Aja si è concluso quindi con un
niente di fatto, o meglio con "un ampio accordo
politico" che rimanda l'appuntamento al prossimo
mese di maggio.
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