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Inquinamento ambientale da farmaci

 

L'Istituto Mario Negri di Milano, l'Università dell'Insubria e la fondazione "Lombardia per l'Ambiente" hanno pubblicato sulla rivista medica The Lancet una ricerca sulla presenza di farmaci nelle acque della Lombardia, da cui è risultato che solo l'acqua potabile di Milano non sarebbe contaminata da farmaci.

Presenza di diazepam (sostanza presente nei sedativi) e clofibrato (molecola usata per la cura dell'arteriosclerosi) nelle acque potabili di Lodi e altre sostanze come atenolo, lincomicina, ciclofosfamide, eritromicina, furosemide, ibrufen, bezafibrato ranitidina e spiramicina sono invece le molecole più presenti nelle acque di fiume. I livelli sono comunque al di sotto dei limiti consentiti dalla normativa e non dovrebbero avere effetti tossici immediati sulla salute dell'uomo. 

Stando ai ricercatori bisognerebbe accertare che implicazioni ambientali può provocare questa diffusa contaminazione, perché alla luce delle conoscenze attuali non si possono escludere completamente degli effetti avversi per l'uomo in caso di esposizione continuata. Soprattutto per quanto concerne le allergie o le selezioni di ceppi batterici antibiotico-resistenti.
Stando agli scienziati, bisognerebbe incentivare "l'educazione dei consumatori e le misure di controllo di emissioni industriali per sradicare smaltimenti impropri o illegali".
 

 

 

 


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