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Le polveri sottili Pm10 aumentano il rischio di infarto a breve (02/10/2011)

 

L'emergenza smog torna alta a Milano, dove le statistiche dell'Arpa rilanciano l'allarme rosso nei giorni in cui il Comune riapre i confronti sull'Ecopass, e dal Regno Unito un nuovo studio conferma i legami tra gli eccessivi livelli di polveri sottili e pericoli per la salute.

Elevate concentrazioni di inquinanti atmosferici, avvertono gli epidemiologi autori della ricerca pubblicata online sul British Medical Journal, aumentano le probabilità di avere un infarto entro 6 ore dall'esposizione al Pm10.
Superate le 6 ore l'incremento del rischio di un attacco di cuore sembra venire meno, precisano gli scienziati.
Ma questo potrebbe dipendere da fattori statistici, si sottolinea in un editoriale a commento dell'articolo, e non deve assolutamente scoraggiare le politiche di controllo della qualità dell'aria.
La ricerca è firmata da Krishnan Bhaskaran e colleghi della London School of Hygiene and Tropical Medicine, che hanno esaminato una casistica di 79.288 attacchi di cuore registrati dal 2003 al 2006, e parallelamente hanno indagato sull'esposizione oraria allo smog.

In particolare, utilizzando i dati del UK National Air Quality Archive è stato analizzato l'andamento di particolato Pm10, monossido di carbonio (CO), biossido d'azoto (NO2), biossido di zolfo (SO2) e ozono (O3).
Livelli elevati di Pm10 e NO2, ricorda Bhaskaran, sono 'spie' note dell'inquinamento atmosferico da traffico urbano.
Gli epidemiologi britannici hanno quindi evidenziato un aumento del rischio di attacchi di cuore entro 6 ore dall'esposizione ad alti livelli di inquinanti atmosferici. Poiché però superate le 6 ore il trend di aumento non si evidenzia più, gli studiosi ipotizzano che forse gli attacchi cardiaci sarebbero comunque avvenuti, e che la sola riduzione dell'inquinamento atmosferico avrebbe un effetto limitato sulla diminuzione degli infarti. Ma subito il team precisa che, essendo già stata "stabilita l'associazione fra elevate concentrazioni di inquinanti e morte prematura per malattie cardiache", l'apparente natura transitoria del link fra smog e rischio di attacco di cuore "non deve in alcun modo inficiare gli appelli ad agire per ridurre l'inquinamento atmosferico". Gli autori dello studio ribadiscono infatti che sono già emerse con chiarezza evidenze sull'associazione tra l'inquinamento e vari indicatori di salute, compresa "la mortalità per tutte le cause e per cause respiratorie e cardiovascolari".

In un editoriale di commento, Richard Edwards e Simon Hales dell'università di Otago in Nuova Zelanda spiegano che, "nonostante la validità di questo studio, è possibile che il reale effetto dell'alto livello di inquinanti sia stato perso a causa di misurazioni imprecise o problemi di inadeguatezza statistica". Resta comunque il fatto che anche la nuova ricerca evidenzia un aumentato rischio di infarto, seppur a breve termine, in corrispondenza di uno smog elevato. E soprattutto, "considerando le altre evidenze che dimostrano come l'esposizione all'inquinamento aumenti in generale morbidità e mortalità, rimane forte la necessità di controlli stringenti sui livelli di smog cittadino".


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