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Musica per i golosi

a cura di Francesca Mineo

 

 

 


Hooverphonic

L'intervista

Atmosfere retrò, eleganza e charme sonoro. Geirke Anaert, voce sinuosa degli Hooverphonic, brilla in un album che sembra la registrazione di un musical, "Hooverphonic presents Jackie Cane" (Columbia). La voce biondo platino si misura con canzoni ispirate al glamour anni Cinquanta, come 'The World is Mine', o con le intensità di 'Nirvana Blue' e 'The Kiss'. Così il gruppo belga - emerso con "2Wicky", nella colonna sonora di 'Io ballo da sola' di Bertolucci - abbandona lo stile patinato e trip hop per calarsi in un contesto diverso ma altrettanto sofisticato: fanno il loro ingresso gli archi, l'orchestra, i fiati e percussioni più incisive. 

Registrato, mixato e co-prodotto dal fido collaboratore Ali Staton (Lamb, Mushtaq, Nitin Sawhney e Spacek), l'album nasce idealmente tre anni fa quando era al lavoro con Cathy Dennis (è suo il brano 'Can't Get You Out of My Head' reso celeberrimo da Kylie Minogue): il brano primordiale dell' attuale album è addirittura "Jackie Cane", contenuto in 'The Magnificent Tree'. Oggi il cerchio si è chiuso.

Quali caratteristiche vi hanno affascinato, pensando a Jackie Cane?

Prima di tutto bisogna ricordare che Jackie Cane non è una figura reale ma immaginaria, una diva degli anni Cinquanta, famosa, vittima del suo successo e ossessionata dalla sorella. E' una figura di donna o di uomo che si incontra anche oggi, per strada, sul lavoro, magari tra top manager o professioni competitive. E' stata occasione per una riflessione sull'arrivismo e il successo.

 

Avete dunque fatto una riflessione, un'indagine sulla mente umana e le sue reazioni, se così si può dire...

Sì, in un certo senso è così. I sentimenti, l'animo, le reazioni delle persone sono quelle che regolano la vita di tutti. Abbiamo messo nei testi molte connotazioni autobiografiche, è una combinazione tra il nostro punto di vista e quello di Jackie Cane: guardando dentro, ognuno può vedere qualcosa di diverso rispetto agli altri. Nessuno è lo stesso ogni giorno, ed è importante sentire e dimostrare tutto questo.

 

Come siete cambiati, voi, negli anni, dopo il boom del disco precedente, un successo planetario di critica e tournée?

Siamo gli stessi, dentro, è la vita che è cambiata. Siamo lontani da casa, i nostri ritmi sono diversi dai soliti, bisogna trovare equilibrio tra il dover mantenere un successo e tenere i piedi per terra. Abbiamo lavorato e lavoriamo ancora con il cuore, cercando di mettere ogni cosa al giusto posto, senza mercificare musica. L'importante è mantenere la propria libertà.

 

Malgrado il successo siete rimasti famosi soprattutto in una nicchia di ascolto…

Sì, certo, e devo dire: meno male! CI teniamo a fare musica alternativa, che abbia un sound particolare e riconoscibile come nostro e nient'altro. Oggi però siamo cresciuti proprio come band live.

 

Come definireste dunque la vostra musica?

Io la definisco pop music, ma per la gente questo termine si addice ad artisti quali Britney Spears. Allora cos'è la nostra musica? 
Pop alternativo? Affrontiamo tanti stili con la nostra musica ed è questo quello che conta. In più questo disco è particolare, c'è chi lo ha definito 'musical pop'.

 

In effetti i brani si susseguono con il ritmo del musical, proprio come per musicare una storia…

Ci siamo ispirati ad album concepì del genere, penso a 'The Dark Side of the Moon' dei Pink Floyd o a 'Histoire de Melody Nelson' di Serge Gainsbourg. La storia simbolica è concentrata sulla vita e sul rapporto claustrofobico che Jackie aveva con la sorella gemella; abbiamo cercato di rendere tutto questo attraverso una serie di flashback musicali.

 

Siete molto sensibili al look e alla moda. E' una componente importante per essere di nicchia?

In realtà ci piacciono i vestiti, quelli che ti fanno sentire bene. Ci piace la moda italiana e tutto quello che è 'cool'. Certo l'immagine ha un peso. Per questo disco abbiamo tirato fuori la nostra passione per gli anni Cinquanta..

 

Qual è il fascino di quell'epoca per voi?

Ecco, all'epoca tutto era 'cool', naturalmente alla moda. Era un momento di grandi scoperte, tutto era eccitante e ricercato al tempo stesso, dai mobili ai vestiti allo stile. Diverso da oggi, in cui tutto è più mischiato e difficile da identificare.


 

 


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