Richard
Ashcroft
L'intervista
L'ex voce e mente dei Verve, ormai
disciolti nel mare delle band, non è da oggi che si mette alla
prova. 'Alone with everybody' era stato il suo primo disco da solista e il pubblico aveva sembrato gradire. Oggi Richard Ashcroft fa le spalle grosse e prosegue sul questa linea. Di più. Si interroga sulla vita umana, sui perché dell'esistenza, come se la sua esperienza lo avesse ridimensionato.
'Human Conditions' (Virgin) è l'album da lui prodotto insieme a Chris Potter e arrangiato da Wil
Malone. Un disco forse un po' più malinconico del precedente, che sembra voler fermare gli ascoltatori a riflettere, un po' come ha fatto
Ashcroft. Non mancano tuttavia delle 'perle' ad attirare l'attenzione e gli ascolti, la voce di Brian Wilson, fondatore dei Beach
Boys, nonché le mani e l'abilità di
Talvin Singh sulle tablas di alcuni brani, che danno un sapore etnico a pezzi per voce e chitarra.
Il titolo dell'album è abbastanza impegnativo pensa di dare delle risposte concrete ai suoi interrogativi?
Questo non credo, ma certo aiuto a porre questi interrogativi. La vita umana, l'esistenza come concetto generale ha sempre attirato la mia attenzione di lettore, che amo i filosofi e gli scrittori francesi. Ho sempre trovato difficile spiegare i segreti della felicità, le sfaccettature della vita
mi sono anche domandato se forse non siamo tutti malati a pensare con ossessione a uno stesso concetto, qual è insomma il senso di questa ricerca? Io però faccio musica, e in questo album volevo cercare di lasciare un messaggio di pace. Io non seguo alcuna religione, ma mi sono preoccupato di lasciare qualcosa, che testimoniasse il mio destino.
Non ha religione però porta una vistosa croce al collo...
Amo le croci e mi fa impazzire Gesù Cristo, se posso dire. Mi piace come persona, il suo messaggio, anche se quello che è accaduto dopo è tutt'altra cosa. Da qui a dire che era figlio di Dio ne passa, però se si seguisse il suo messaggio il mondo sarebbe diverso.
I testi di 'Human Conditions sono molto stringati. Da dove deriva questa scelta?
Sui testi, per questo album, ho voluto essere più conciso. Ho voluto liriche più rapide e veloci, per arrivare in poco tempo al nocciolo della questione.
All'epoca di 'Alone with everybody' , il primo disco solista, ero troppo preoccupato di uscire dal rifugio 'Verve'. Oggi mi sento più libero e autonomo, e questi sono i testi che più mi rispecchiano. In più ho un maggiore controllo di tutti gli strumenti, per ottenere i migliori risultati possibili.
Perché, tra tutti, Brian Wilson?
Lo trovo eccezionale, così come il fratello Dennis, che infatti collabora anche lui al disco. L'idea di contattarlo mi è venuta quando stavo terminando 'Nature is the law', gli ho inviato la traccia e tutti mi davano per matto. Invece a lui è piaciuta così lui ha registrato a Los Angeles mentre io lavorava a Londra, anche perché non volevo interferire in alcun modo con la sua interpretazione. E' stata per me una emozione grande, una delle più belle esperienze come artista anche perché ho scoperto che la sua filosofia di vita è simile alla mia e che, malgrado le nostre siano generazioni diverse, arriviamo da radici comuni.
Voleva un sapore etnico, chiamando
Talvin Singh?
E' un personaggio incredibile, che amo molto per intelligenza e capacità. L'ho sentito suonare ed è incredibile cosa non riesca a fare, l'energia che mette in ogni sua esecuzione. E' una forza della natura, un incredibile musicista e programmatore.
Molte cantautrici hanno voltato pagina dopo essere diventate madri. La sua prospettiva, con la paternità, è cambiata?
Essere padre è un cambio radicale della propria vita e certo per chi fa un lavoro creativo lo è anche di più. Mi sono interrogato sul perché di molte cose, sulla vita, sul mondo in cui mio figli sta vivendo, e sulla mia 'missione' di musicista. Ho cercato di scrivere brani con uno sguardo più ampio, e penso che
'Paradise' sia la summa di questa nuova prospettiva del mondo. Parlo dell'innocenza e della bellezza dei bambini, e della paura che tutto questo possa essere distrutto in pochi attimi. Da quando è nato sono forse più idealista, e ogni tanto - ecco il senso di
'Paradise' da genitore si subisce la tentazione di portar via il proprio figlio per dargli un rifugio, per proteggerlo in un paradiso terrestre, dove tutto è più bello della realtà, dove la frutta è più buona, dove tutto è migliore.
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