Sergent
Garcia
Sin Fronteras (Virgin)
Un disco che ha lo sguardo a 360 gradi sui problemi del mondo, senza perdere la voglia di fare festa. <Lo stesso spirito c'era già in "Un Poquito Quema'o" - racconta Bruno Garcia, metà spagnolo, metà francese - anche in quel disco si parlava sul serio...tuttavia è apparso maggiormente in evidenza lo stile festoso, la voglia di ballare>. Ancora salsamuffin, dunque, ancora brani indisciplinati.
Così, all'uscita di "Sin Fronteras" (Virgin),il cui titolo parla da sé, il Sergente racconta l'evoluzione del suo stile meticcio che racchiude in un sol colpo salsa, reggae e jazz, a fianco della band che lo accompagna dal '97, Los locos del
Barrio.
Sono stati cancellati i confini tra salsa e gli altri stili, così da affinare il mélange di suoni; ed è stato registrato d'un fiato, per non perdere la freschezza delle esibizioni live.
Si parla dell'ingiusta distribuzione del benessere ("Que traigan la salsa"), si raccontano le tragedie delle dittature, in un commosso remix di Ruben Blades ('Los
desaparecidos'); ma anche degli oppressi e delle solitudini delle metropoli
('Gigante').
In "Seremos" si ritorna indietro nel tempo e nello spazio, alle radici della musica d'Africa. Apparentemente leggero in superficie, in realtà molto profondo e maturo
(f.mi)
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