Moby
18 (Mute)
Un disco bello, ricco di fascino e di eleganza. E' l'album di
Moby, non il secondo ma il secondo dopo il turbine 'Play' che ha catapultato sul pianeta il giovane newyorchese discendente di Herman Melville. I diciotto brani che danno titolo all'album - e proprio '18' è stata suonata per la cerimonia di chiusura della passata edizione delle Olimpiadi invernali in America - non mostrano alcun cedimento nel loro succedersi dei pezzi. Bellissime, come sempre, le voci, alcune delle quali campionate, altre vive e vibranti: Angie
Stone, Sinead O'Connor (che si esibisce in 'Harbour', scritta 17 anni fa), Azure
Ray, MC Lite. Nvariata la passione per la musica nera, dal gospel, al
soul, ai cori a cappella. Dall'ipnosi al ritmo, dalla dolcezza alla morbidezza di brani strumentali, Moby è riuscito nell'intento prefissato: creare un disco ricco di calore, avvolgente e quasi confortante. Da
'We are all made of stars', il singolo che ha anticipato l'album, a
'Jam for the ladies', pezzo funk in cui si esibisce anche Mike Geronimo, '18' conquista ad ogni ascolto.
<Ho cercato di curare le atmosfere - ha detto Moby - ho rincorso la qualità del suono; non alla ricerca di viaggi 'trip' come quelli dei Pink
Floyd, ma di brani dove devi sentirti perso e al tempo stesso poter dominare il tuo mondo>.
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