Alla Duke University - Durham, North Carolina, si sono domandati come mai, nelle carni di alcuni pesci di mare, come il tonno, lo sgombro e lo squalo ci fosse più mercurio che in quelle di pesci di acqua dolce, anche nel caso di maggiori concentrazioni di mercurio nelle acque stesse.
La risposta è stata trovata proprio nella salinità.
Nell'acqua dolce il metilmercurio, la forma di mercurio più pericolosa per l'uomo, si lega con con le sostanze organiche dissolte, mentre nell'acqua salata tende a legarsi al cloruro.
Il modo più comune per rendere meno pericoloso il mercurio è l'esposizione ai raggi solari e questo avviene più facilmente nell'acqua dolce quando questo è legato alle sostanze in cui si sono decomposte piante ed animali.
Quando il mercurio rimane legato al cloruro questo processo non avviene altrettanto facilmente ed entra nella catene alimentare.
Tonno sgombro e squalo sono in cima alla catena alimentare è quindi hanno accumulato il mercurio raccolto da tutti i pesci che hanno mangiato. Questo non avviene per i pesci erbivori.
Il metilmercurio è una potente neurotossina che può portare a disfunzioni renali, patologie neurologiche fino alla morte.
Secondo la Dr.ssa Hsu-Kim una recente indagine epidemiologica ha rilevato che, negli USA, l'8% delle donne ha nel corpo livelli di mercurio superiori a quelli ufficialmente indicati come sicuri. Essendo gli umani in cima alla catena alimentare rappresentano il punto finale di accumulo di questo minerale.
Per saperne di più
Duke University -
Durham, North Carolina
(Marco Dal Negro)
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