E infatti, dopo di loro, ecco farsi largo due deliziose
sorelline originarie del Camerun, Hélène e Célia
Faussart, che proprio da Marie Daulne & compagne
paiono aver tratto la femminilità aggraziata, la simpatia
prorompente, il garbatissimo stile "cut 'n'
mix": un po' jazzy e un po' funky, un po' ethno e un
po' cool. The Nubians si fanno chiamare le due simpatiche
fanciulline, e il nome, davvero azzeccatissimo, è
superbamente in grado di evocare i lontani splendori delle
sfingi d'Egitto, e un mondo fantastico dove coesistono in
perfetta armonia Makeda, la regina di Saba, e Bebela, che
è poi un modo molto arcaico e poetico per dire - in
lingua Ewondo - "qui giace la verità". Sarà
forse per questo che il loro disco d'esordio sta
spopolando in Francia: patria per antonomasia del "métissage"
culturale di fine millennio. E sarà certo per questo che
ascoltarlo è un vero piacere per le orecchie: pregno com'è
di suoni, vibrazioni, colori e profumi che non è
esagerato definire faraonici.
L'intervista
Hélène
e Célia Faussart sono due sorelle carinissime e
giovanissime (25e 21 anni rispettivamente), sono native di
Parigi ma abitano a Bordeaux, hanno padre francese e madre
camerunense. Sono, dunque, la materializzazione più
emblematica di quel métissage - musicale, culturale,
artistico in senso lato - che caratterizza profondamente
la fine di questo Millennio. Ma sono, anche, la
dimostrazione più lampante del modo in cui circolano le
idee - e le intuizioni, e i messaggi - in questo nostro
ristrettissimo "villaggio globale": un modo a
volte immediato e diretto, altre volte sorprendentemente
tortuoso, caotico, persino bislacco. Hélène e Célia,
infatti, di mestiere fanno le "rappatrici":
molto morbide, delicate e discrete, in realtà. Ma in ogni
caso portatrici di quella cultura hip-hop che per tutti
gli anni Ottanta ha imperversato negli States, soprattutto
nella sua variante più "nobile" e
"alta": quella pacifista, spirituale e
afro-centrica di De La Soul e Soul II Soul. Che certo
hanno contribuito non poco, con le loro interminabili
tiritere, ad accreditare la visione di un mondo più
armonioso, multirazziale e colorato, di quello configurato
dagli ansiosissimi yuppies di Wall street.
Scomparsa
(almeno temporaneamente, osiamo sperare) quell’utopia
dalla sua patria d’origine, eccola trasmigrare a volo
d’uccello nella vecchia Europa, e massime in Francia.
Dove le due "soul sister" di Bordeaux
l’acchiappano al volo, la fanno propria, la rielaborano
da cima a fondo sulla base delle loro esigenze
(contingenti) e della loro cultura (ancestrale). Che
infatti le stuzzica a fornirsi di un "nom de
plume" meravigliosamente evocativo come Les Nubians,
profumato d’Egitto e di mistero, di vestigia faraoniche
e di donne dal fascino immortale: Cleopatra, innanzi
tutto, ma anche Makeda, la leggendaria regina di Saba. Che
infatti compare, neanche tanto a sorpresa, in una delle
canzoni più significative del primo album delle due
sorelline, "Princesses Nubiennes" (Virgin), al
fine di ridare all’Africa quel che la cultura
euro-centrica ha sempre tentato di sottrarle: vale a dire
un ruolo centrale - sia sociale che artistico e spirituale
- nella storia dell’umanità.
Le
due deliziose Nubiane raccontano che proprio questo, in
fin dei conti, è l’obiettivo fondamentale di questa
primissima fase della loro vita terrena: "perché se
è stato giusto dare a Cesare quel che era di Cesare, è
oggi ancor più giusto ridare a Makeda quel che è di
Makeda", dicono argutamente, parafrasando un motto
che si perde nella notte dei tempi. E da qui si evince che
oltre che brave, belle e simpatiche, sono pure colte:
tant’è vero che Hélène è laureata in giurisprudenza
e Célia è al terz’anno di sociologia ("e spero
che la mia carriera di cantante non interfersica con il
proseguimento dei miei studi..."). E da qui si
intuisce che le due non scherzano affatto quando indicano
il loro Eroe - anzi, il loro Faro, Timoniere e Guida, per
usare un lingaggio molto Anni Sessanta - in Fela Anikulapo
Kuti da Lagos, Nigeria: "un musicista assolutamente
fantastico e all’avanguardia, un uomo che ha lottato
tutta la vita per far conoscere al mondo l’enorme
ricchezza della cultura musicale africana".
Ma,
quanto a cultura musicale, anche le sorelline Faussart non
scherzano affatto. E infatti, dopo aver indicato in Sade
Adu e in Des’ree, nei Fugees e soprattutto nelle sette
Zap Mama del Belgio - "fantastiche, hanno portato un
soffio rivoluzionario nel modo di affrontare la
musica" - i loro "modelli di riferimento"
più attuali, si lanciano con enorme piacere in un
girotondo sonoro a 360 gradi. E da lì si scopre che Célia
si chiama così in omaggio a Celia Cruz, la grande
cantante cubana di cui la madre è ancor oggi una
ferventissima ammiratrice. E da lì si capisce che in vita
loro hanno ascoltato (e metabolizzato) praticamente tutto:
Jacques Brel e Harry Belafonte, Mahalia Jackson e Nana
Mouskouri, Edith Piaf e Leo Ferré, i Beatles e gli AC/DC,
il blues e il funky. E poi tanta musica classica e tanto,
tantissimo jazz.Ma non quello che vent’anni fa
ascoltavano praticamente tutti, i Weather Report e il
Miles Davis "elettrico", no, proprio quello
"classico" e "tosto" che mai e poi mai
ti aspetteresti di sentir nominare da fanciulle nate nella
seconda metà dei Settanta: il John Coltrane di
"Interstellar space" e il Pharoah Sanders di
"Lord has a masterplan", il Thelonoius Monk di
"Round midnight" e il Don Cherry di
"Mu". Che delizia ascoltarle in questo loro
funambolico girovagare! E che disdetta vederle partire in
fretta e furia per la Malpensa, dove le attende un volo
per Parigi dell’Air France! Alla prossima... |