Un po' per via delle avventure di un passato ormai remoto, prima fra tutte quella che lo
vide alla testa dei meravigliosi Planxty.
Ma molto, indubbiamente, anche a causa delle sue produzioni più recenti: le musiche del
premiatissimo serial televisivo "A river of sound", il lavoro con Mark Knopfler,
l'antologia "Common ground", autentico "must" della musica irlandese
contemporanea, dove compaiono, fra gli altri, Kate Bush e Sinead O'Connor, Elvis Costello
e Bono, Christy Moore e Sharon Shannon.
E si potrebbe
continuare all'infinito...
L'intervista
Facciamo invece un
lungo passo indietro, mister Lunny. Ci vuole spiegare come ha iniziato a fare musica?
"In una maniera del tutto
casuale. Nel 1963, quando avevo 16 anni - sono infatti nato Newbridge, Contea di Kildare,
nel 1947 - mi vedevo quasi tutti i giorni con Christy Moore, il mio miglior amico dei
tempi. E la madre di Christy, Nancy, era l'anima di tutti gli avvenimenti musicali del
luogo: chiunque si trovasse a passare per casa sua, lei lo obbligava a cantare. L'ha fatto
anche con me, che già avevo la musica nel sangue: perché mia madre, originaria della
Contea di Donegal, era una grande esperta di folklore gaelico, il cosidetto
"gaeltacht". Come vede, l'inizio non è stato poi così difficile...".
Già. Ma lei è anche
famoso per aver introdotto uno strumento tipicamente arabo, il bouzouki, nel corpo della
Irish Music. Come è successo?
"Per caso, anche qui.
Un giorno ero andato a trovare un mio carissimo amico, il musicista Andy Irvine, perché
sapevo che aveva una splendida collezione di chitarre e mandolini. Ho cominciato a
strimpellarli, finchè l'occhio mi è caduto su uno strumento che non avevo mai visto in
precedenza: il bouzouki, appunto. Quando l'ho provato, ho scoperto che possedeva una
sonorità affatto particolare: incantevole, straordinariamente aliena e
"distante". Me ne sono innamorato perdutamente, tanto che Andy, vedendomi così
entusiasta, è stato tanto carino da regalarmelo. E da allora... non me ne sono separato
più".
Infatti i Planxty sono
passati alla storia anche per via di quel magico bouzouki...
"Già, e la cosa mi fa
un enorme piacere. Io infatti ero completamente restio a utilizzare la chitarra: perché,
per me, la chitarra aveva (e tuttora ha) un sapore squisitamente pop. Ero alla ricerca di
un qualcosa d'altro, e il bouzouki rispondeva in pieno a tutte le mie aspettative:
rappresentava, al tempo stesso, un'adesione al flusso della tradizione, e una rottura
completa con questa. Era uno straordinario connubio fra passato e presente, insomma".
Però, nonostante tutto
questo, dopo due anni a dir poco trionfali lei ha deciso di chiudere con i Planxty. Come
mai?
"Perché, ancora una
volta per caso - era il 1973, se ricordo bene - un giorno mi capitò di entrare in uno
studio di registrazione per dare una mano a un mio amico produttore, e rimasi
completamente affascinato dall'enorme varietà di possibilità insite nel rapporto fra
microfono e nastro magnetico. Allora mi dissi: "Donal, non puoi limitarti a fare il
musicista a tempo pieno: la vera missione della tua vita è questa". E così...
eccomi qua!".
Infatti, da allora, ha
prodotto i lavori di quasi tutto il Gotha della musica irlandese: Paul Brady e Sharon
Shannon, Loreena McKennitt e Màire Brennan, gli Altan e Mary Black, tanto per citare i
primi che mi passano per la mente. Non bastasse, ha anche fondato un'altra band, i Moving
Hearts...
Già,
ed è stato un autentico spasso. Perché, con i Moving Hearts, l'idea-forza
era quella di creare un ponte di collegamento fra la tradizione irlandese e
il "northern soul": a volte, anche con il rock strettamente
inteso. E lì, guarda caso, insieme a me, Christy Moore e Davy Spillane,
suonava anche Declan Synott, uno dei più formidabili chitarristi rock che
abbia mai conosciuto. Da lui ho imparato molto, o forse tutto, sul modo di
far convivere due mondi tanto apparentemente distanti fra loro. Come vede,
sono un uomo fortunato. Molto, molto fortunato!". |