Il
nuovo astro della musica brasiliana ha l'espressione perennemente pensosa, i capelli
dritti come gli aculei di un porcospino, il volto solcato dai segni della proverbiale
"saudade"; e, quanto a vocalità, è molto più vicino a Joao Gilberto che allo
scatenatissimo Carlinhos Brown.
Il
nuovo astro della musica brasiliana è tale solo perché il suo ultimo disco - "Sol
na cara", che più o meno significa sole sul tuo volto - è anche il primo
disponibile sul mercato europeo: ma altri sei ne aveva realizzati in precedenza, tutti
salutati, in patria, come altrettanti, piccoli capolavori.
Il
nuovo astro della musica brasiliana si chiama Vinicius Cantuaria, e deve buona parte del
suo recentissimo (e meritatissimo) successo al lavoro di Arto Lindsay: il genio che gli ha
"arredato" le sonorità di "Sol na cara", dopo aver prodotto gli
ultimi album di Caetano Veloso e Marisa Monte.
L'intervista
Signor Cantuaria, crede che Lindsay
sia stato importante per questo suo debutto fuori dai confini brasiliani?
"Più
che importante, direi fondamentale: proprio come le altre due "guest star"
presenti nel mio disco, David Byrne e Ryuichi Sakamoto. Ma con Arto ho un'intesa veramente
unica e speciale, rodata e verificata nella realizzazione degli album a suo nome "O
corpo sutil" e "Mundo civilizado". L'ho contattato proprio per questo: per
la sua capacità, davvero unica, di concepire i suoni in una maniera molto nuova,
lontanissima da quella tradizionalmente utilizzata nella musica del mio paese. E chi ha
avuto l'occasione di ascoltare "Circulado" di Caetano Veloso, oppure "A
great noise" di Marisa Monte, sa perfettamente a che cosa mi riferisco".
Dunque anche lei è profondamente
interessato alla sperimentazione elettronica?
"Certo,
tant'è vero che mi stuzzica moltissimo la musica "jungle". Infatti sto cercando
di realizzare, grazie anche all'interessamento di Dj Spooky, una sorta di fusione fra
"jungle" e bossa nova. Può ben capire che si tratta di un'operazione alquanto
delicata, visto che i due universi espressivi sono quanto di più lontano, per non dire
antitetico, si possa immaginare. Ma la cosa mi intriga parecchio, e proprio per questo
sono andato di recente a Botafogu: per catturare i ritmi di strada che ho intenzione di
sviluppare nel mio prossimo disco".
Nella sua musica mi pare di
percepire una fortissima componente spirituale. O mi sbaglio?
"Non
sbaglia affatto. Esiste fin dal primo momento, quando prendo la chitarra e butto giù
dapprima un abbozzo di armonia, e poi la linea melodica della canzone (le parole arrivano
sempre in un secondo momento, come diretta conseguenza dei suoni che continuano a
risuonare dentro di me). Tornando alla spiritualità, posso semplicemente dire che la
musica che faccio è un riflesso della mia anima. Un'anima molto fragile, ma provvista di
uno spirito incredibilmente forte: molto simile - direi - a quello di tanti altri artisti
brasiliani, Caetano Veloso, Antonio Carlos Jobim, Chico Buarque...".
E quanto al panorama brasiliano
attuale, che cosa ne pensa?
"Che
la scena è molto confusa, come del resto in molte altre parti del mondo. Fare musica è
diventato molto più economico di un tempo, perché, con l'avvento dei computer, ora
ciascuno può fare a casa propria esattamente ciò che vuole. Da qui, e dall'enorme
ridondanza delle trasmissioni radiofoniche e televisive, che sanno unicamente
somministrare prodotti di scarsa qualità, nasce la confusione di cui le parlavo. E così
accade che un grande musicista brasiliano come Donato sia un emerito sconosciuto. E'
paradossale, ma è così".
Già. Ma lei non possiede un
antidoto contro questa confusione montante?
"Certo
che ce l'ho: la pazienza. In altre parole, si tratta solo di aspettare. Perché una
confusione del genere non può certo durare all'infinito".
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