(in omaggio, anche, all'omonimo locale attivo a Buenos Aires negli anni Sessanta: autentico "cult" per i "tangueros" dell'epoca). Ma questo Gotan appena nato è anche un ensemble a geometria variabile, edificato su un trio di base (il chitarrista Eduardo Makaroff, il tastierista Philippe Cohen Solal, l'elettronicista Christoph Müller) al quale si aggiungono, di volta in volta, alcuni ospiti di grande riguardo. Per esempio, nel primo album da poco uscito uscito anche in Italia - "La revancha del tango", edito da Ya Basta! - la cantante Cristina Villalonga, il "bandoneonista" Nini Flores e, soprattutto, lo straordinario pianista ultrasessantenne Gustavo Beytelmann: un autentico Rubén Gonzàlez "porteño". La base d'azione del Project è Parigi, città cosmopolita come poche altre, che già in passato diede ospitalità ad alcuni esuli celeberrimi, primo fra tutti l'indimenticabile Carlos Gardel, e il suo humus prediletto - lo ripetiamo - è il tango. Il grande tango della tradizione argentina, quello che si evolve fra Anìbal Troilo e Cesar Stroscio, transitando per Osvaldo Pugliese, Gato Barbieri e Astor Piazzolla. Il grande tango che da qualche tempo in qua sta avendo un enorme ritorno di popolarità anche da noi. O forse addirittura una "rivincita", come argutamente suggerisce il titolo di questo splendido disco.
Ma - attenzione - il tango che compare qui non è soltanto la rievocazione di un passato lontano e irraggiungibile, che proprio per questo non tornerà mai più. E' un suo figlio più che legittimo e tutt'altro che nostalgico, che dagli anni Trenta e Quaranta trae ispirazione, passioni e atmosfere profonde, e dal Duemila appena iniziato il senso un po' ipnotico della trance, le tecnologie ultra-avanzate e le macchine da ritmo (in questo senso la figura di Christoph Müller assume un ruolo assolutamente centrale, dentro il progetto Gotan). Così si spiega perché questo originalissimo progetto stia andando per la maggiore, nelle discoteche più aperte all'avanzare del nuovo e del desueto: quelle che non programmano soltanto rudi motivetti techno, ma anche "Last tango in Paris" (di Gato Barbieri) e "Vuelvo al sur" (di Astor Piazzolla). Così si spiega, anche, l'enorme successo che il Gotan ha ottenuto qualche sera fa al Rolling Stone di Milano, nella prima uscita della sua rapidissima tournèe italiana. Ne abbiamo parlato, subito dopo, con Makaroff, Müller e Cohen Solal, il più loquace dei tre.
Philippe, come siete arrivati al tango e al
Gotan?
"Volevamo proporre una musica adatta ai club, che utilizzasse la "house" e la "techno" ma se ne distanziasse nettamente. Così, ascoltando attentamente un po' di reperti purissimi del folklore argentino, ci è venuto il ghiribizzo di dar vita a un "ibrido", in cui gli aspetti tribali del tango potessero sposarsi armoniosamente con le invenzioni dell'elettronica. Speriamo di esserci riusciti, anche se, per onestà, dobbiamo dire che le discussioni in materia sono ancora molto aperte. Infatti, per i "tangueros", il nostro progetto è eccessivamente elettronico, e invece, per gli "elettronicisti", è fin troppo folklorico. Chissà!".
Però, prima di fondare il Gotan Project, con il bizzarro nome di The Boyz from Brazil vi siete anche cimentati con samba e
bossa-nova...
"Già, e l'intensità che vi abbiamo trovato è più o meno la stessa. La differenza, dunque, è essenzialmente di ordine temporale. Nel senso che la bossa-nova è una musica molto più recente, nata negli anni Sessanta per soddisfare i gusti della borghesia più raffinata e visionaria, mentre il tango è una musica molto più radicale, che affonda le sue radici direttamente nel suolo africano. Tant'è vero che a fine Ottocento veniva suonata nelle feste popolari dei neri...".
L'indimenticabile Astor Piazzolla ha dato, anni fa, una definizione del tango tanto fulminante quanto sorprendente. L'ha chiamato "il lamento del cornuto"...
"Beh, che dire... La definizione è sicuramente molto divertente, ed è completamente sintonica con il genio di Piazzolla. Però, forse, rischia anche di essere eccessivamente riduttiva, di non tener conto della straordinaria bellezza e complessità di molte musiche catalogate sotto la dicitura "tango". E allora, definizione per definizione, tanto vale ricordare anche quella del grande poeta argentino Discepolo. Per lui, il tango è un pensiero triste che si balla. E a noi va bene così".
Ritornando alla musica, riconoscete qualche "modello" a voi precedente?
"Beh, sì: certamente la straordinaria rivisitazione di "Libertango" - proprio di Piazzolla - fatta negli anni Ottanta da Grace Jones. Però, a parte questo, non c'è nient'altro: siamo stati i primi a occuparci di tango in maniera sistematica e moderna".
E in genere, tango a parte, che cosa amate ascoltare?
"Un po' di tutto, senza alcuna preferenza di generi e stili: musica d'avanguardia, musica elettronica, rap, hip-hop, classica, operistica, jazz... Nei nostri scaffali ci sono dischi di tutti i tipi, compresi Rolling Stones, Marvin Gaye, James Brown ed Elton John. C'è perfino Eminem!". |