|
Da
quando ha deciso di abbandonare il suffisso “Cheb”, che
starebbe poi per “Giovane”, e sono ormai sette anni, lo stile
di Khaled si è fatto più maturo e universale. Più
pop, in una parola sola, e basterebbe ascoltare “Aïcha”, il
suo grande successo di |
ieri, per rendersene conto. Tutto questo
potrà forse dispiacere a chi vedeva in lui il Faro, il Timoniere
e la Guida di quel Movimento Raï che verso la metà del decennio
scorso seppe espandersi a macchia d’olio dalla natia Orano -
Wahran, per riprendere il titolo di un’appassionata,
indimenticabile canzone - dapprima alla Francia, e poi, via via,
al mondo intero. Ma che volete che siano queste inutili remore per
un tipetto tosto e ambizioso come il Nostro? Bagatelle, o meglio
ancora pinzillacchere, da lasciare in dote ai teneri di cuore. In
questo “Kenza”, infatti, Khaled riprende pari pari gli schemi
già sperimentati da qualche anno a questa parte, e li rende ancor
più scintillanti, levigati ed ecumenici. Il tutto in compagnia
del solito Jean-Jacques Goldman, che gli confeziona una ballata
densa di fascino misterioso e di conturbante sensualità:
“C’est la nuit”. E anche con la complicità della deliziosa
chanteuse israeliana Noa, con cui duetta sulle note della canzone
pacifista più famosa di tutti i tempi: “Imagine” di John
Lennon. |